Il successo del Moscato d’Asti, che ora cresce più dello Spumante
La sostanziale stabilità dei dati complessivi può talvolta nascondere dei cambiamenti significativi. È quanto sta accadendo nell’universo dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg dove, infatti, dietro i dati di vendita complessivi (90 milioni di bottiglie vendute in linea con lo scorso anno) in realtà stanno cambiando gli equilibri. È il risultato, infatti, di una crescita in doppia cifra il Moscato d’Asti a fronte di una leggera flessione (sull’imbottigliato) dell’Asti spumante. Un riposizionamento tra i due prodotti chiave della Docg spumantistica piemontese che in realtà segue un preciso trend di mercato. Infatti, il Moscato d’Asti è un vino più dolce e meno alcolico perché realizzato fermando in anticipo la fermentazione ed evitando la presa di spuma e da qui la maggiore presenza di zuccheri e la minore di alcol e la ridotta effervescenza; a differenza dell’Asti spumante che invece ha meno residuo zuccherino, qualche grado alcolico in più e a differenza del Moscato (che è un vino frizzante) è a tutti gli effetti uno spumante.
Un riposizionamento che segue il trend della domanda mondiale che sta premiando i vini low alcohol e il Moscato d’Asti è un vino naturalmente a bassa gradazione (tra i 5 e i 6 gradi).
Lo scorso anno il Moscato d’Asti ha superato la soglia dei 33 milioni di bottiglie ed è stato trainato dalla domanda statunitense, da quella italiana e dall’aumento dei consumi nel Far East con in prima fila Corea e Cina.
In leggera flessione invece l’imbottigliato di Asti Spumante che però ha tenuto sul fronte delle esportazioni (-0,8% i volumi nei primi 9 mesi del 2024). In grande ascesa le spedizioni verso l’Est Europa, dove Lettonia (tendenziale a +5%) e Russia (+49%) rappresentano oltre un terzo del totale export nel periodo; in lieve calo gli Usa (-2%) mentre il Regno Unito cresce del 10%.
«Possiamo ritenerci soddisfatti – ha commentato il presidente del Consorzio Asti Docg, Stefano Ricagno – perché nonostante le incertezze dei mercati, questi risultati dimostrano che il trend di consumo è sempre più orientato verso prodotti alcolici a bassa gradazione sia in Italia che all’estero. Moscato d’Asti e Asti Spumante sono naturalmente low alcohol, e quindi tradizionali ma moderni allo stesso tempo, in grado di intercettare nuove tendenze come quella dei cocktail che riscontriamo ormai in ogni angolo del mondo».
Fonte: Il Sole 24 Ore