Il Sud scommette 3 miliardi su innovazione e tecnologie strategiche

Le regioni italiane hanno accolto con grande entusiasmo – a giudicare dai numeri – la proposta della Commissione Ue di dirottare fino al 15% dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali sulla cosiddetta piattaforma Step (Strategic Technologies for Europe Platform) per sviluppare tecnologie innovative ritenute strategiche a livello europeo. Su 6 miliardi dirottati complessivamente a Step dagli oltre 350 programmi dell’intera Unione, la metà arriva da nove regioni italiane e dal programma nazionale Ricerca e innovazione del Ministero del made in Italy. Più di due miliardi da cinque regioni del Mezzogiorno: Sicilia (615 milioni di euro), Campania (581), Puglia (471), Calabria (264) e Sardegna (166). Rilevante anche il contributo del Pn Ricerca e innovazione che riguarda solo le sette regioni del Mezzogiorno e ha destinato a Step 558 milioni di euro, il 10% della dote complessiva. Le altre regioni sono Lombardia (120 milioni), Lazio (109), Emilia-Romagna (61) e Umbria (31). E il contributo potrebbe non fermarsi qui. A marzo prossimo infatti è prevista la seconda deadline e all’elenco potrebbero aggiungersi altre regioni.

Le rimodulazioni di sei programmi sono state già adottate dalla Commissione, restano da adottare quelle del Pn Ricerca, dell’Umbria e dell’Emilia Romagna.

Step, compatibile con una decina di programmi e fondi europei, da Horizon a InvestEu, dai fondi di coesione ai Pnrr e al fondo per la Difesa, ha l’obiettivo di spingere questi programmi a dirottare risorse sullo sviluppo di tecnologie critiche in tutta l’Unione, e rafforzare le rispettive catene del valore. Tre sono i settori che possono beneficiare delle regole della piattaforma: 1) le tecnologie digitali, incluse quelle che contribuiscono agli obiettivi del programma strategico per il decennio digitale 2030, i progetti multinazionali, e l’innovazione delle tecnologie deep tech; 2) le tecnologie pulite ed efficienti sotto il profilo delle risorse, incluse le tecnologie a zero emissioni nette; 3) le biotecnologie, compresi i medicinali cosiddetti “critici”.

I vantaggi di aderire a Step

I motivi che hanno spinto queste regioni a scommettere con tanta convinzione su Step si ritrovano nel regolamento della piattaforma, in vigore da marzo scorso. Innanzitutto Step apre i fondi strutturali europei alle grandi imprese e prevede che il 100% delle agevolazioni destinate alle imprese sia a carico dei fondi europei, senza cofinanziamento nazionale. Ciò è visto, specialmente al Sud, non solo come un’opportunità per attrarre soggetti privati in grado di realizzare progetti di grandi dimensioni ma anche come una strada per accelerare la spesa dei fondi, ancora ferma a percentuali pressocché irrilevanti. Inoltre, è previsto il prefinanziamento fino al 30% per i programmi che aderiscono a Step entro marzo 2025, mentre una modifica alla carta degli aiuti regionali ha alzato del 10% la quota dei sussidi sul costo complessivo del progetto. Infine, l’adesione alla piattaforma dà per acquisiti gli obiettivi intermedi dell’intero programma che viene così dispensato dalla verifica di metà periodo.

Valorizzare poli di attrazione esistenti

Si tratta di vantaggi che secondo gli addetti ai lavori consentono di valorizzare «territorialità interessanti» che già esistono, poli di attrazione tecnologici come la microelettronica a Catania o il distretto Ict cresciuto intorno all’Università della Calabria a Cosenza, dove Ntt Data ha recentemente annunciato la realizzazione di un nuovo centro con 500 nuovi occupati, compreso un Lab sull’intelligenza artificiale, e Lutech raddoppierà il personale dagli attuali 50 dipendenti entro l’anno prossimo. La Calabria ha destinato allo sviluppo delle tecnologie digitali più di 264 milioni di euro, mentre alle tecnologie pulite vanno gli altri 112 milioni del programma targati Step.

Fonte: Il Sole 24 Ore