Il tetto spiovente in Palestina che ripara dal dolore

Guardando Upshot di Maha Haj – mediometraggio (34’) , in concorso al Pardo di domani – Corti d’autore alla 77esima edizione del Festival del cinema di Locarno (dal 7 al 17 agosto) –, l’importante è ricordarsi la scritta dell’incipit: Nel futuro, da qualche parte. Appare nel campo lungo su di un bosco, dove una finestra illuminata fa immaginare la sagoma di una casa. Quando la macchina da presa si avvicina vediamo muri tinti di un bel vermiglio e il tetto spiovente: pensiamo a un luogo di fresco nord estivo. Una palma lì accanto ci stranisce e nel fotogramma successivo scopriamo che quello è l’indizio giusto perché il bosco è fatto di ulivi e i due protagonisti, Lubna (Areen Omari) e il marito Suleiman (Mohammed Bakri), parlano arabo. Mentre mangiano Suleiman ricorda la sua vita da medico e Lubna le sue tribolazioni dietro alla casa e ai cinque figli. Per lo più, bisticciano amorevolmente sulle scelte dei ragazzi, ormai grandi. Lui la guarda con divertita ironia, mentre lei mantiene un comportamento offeso e orgoglioso. Un giorno di pioggia arriva però un uomo (Amer Hlehel) che dissoda il passato e allora crolla tutto.

Soprattutto dentro noi spettatori: crolla quel tetto spiovente, perché siamo in Palestina dove le case di solito son coperte da terrazzamenti. E crolla l’eleganza della casa in un Paese che nel nostro immaginario è soprattutto calcinacci e polvere. La regista cerca di farci vivere lo stesso senso si spaesamento e frattura con la realtà che sopporta quotidianamente chi subisce il conflitto mediorientale.

Si capisce così il senso del titolo, Upshot, che potrebbe essere tradotto come risultato e indaga le possibili conseguenza degli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas e dell’invasione di Netanyahu della Striscia di Gaza. Haj non fa proclami politici, ma spiega una plausibilissima ferita violenta nel futuro di persone comuni. Il suo precedente film, Febbre mediterranea, premiato per la migliore sceneggiatura in Un Certain Regard a Cannes nel 2022, in fondo era sulla stessa lunghezza d’onda: rifletteva sugli effetti della salute mentale sullo sfondo del conflitto arabo-israeliano, prendendo di mira il modello della mascolinità araba.

Mentre la politica si organizza in strategie, la gente nelle case (o senza le case) è costretta a reggere l’impatto economico, fisico ed emotivo di queste decisioni. La rimozione può essere una soluzione per sopravvivere. Tra i film che ricordo più vicini all’intreccio e alla complessità enorme che Upshot affronta ricordo (con molta commozione)  Il figlio dell’altra di Lorraine Lévy (2013) con la stessa meravigliosa Areen Omari che qui è Lubna.

Upshot
Maha Haj
Locarno, Festival di Locarno Varie sedi, 10, 11, 12 agosto
locarnofestival.ch

Fonte: Il Sole 24 Ore