Il Tribunale revoca l’amministrazione giudiziaria di Armani

Il Tribunale revoca l’amministrazione giudiziaria di Armani

Il Tribunale di Milano ha revocato con 45 giorni di anticipo l’amministrazione giudiziaria di Giorgio Armani Operations, provvedimento adottato il 3 aprile dello scorso anno per gravi irregolarità riscontrate nella catena dei subappaltatori di manodopera del Gruppo.

Il decreto di revoca, emesso dalla Sezione autonoma misure di prevenzione, è stato adottato su concorde richiesta del pubblico ministero e della difesa, si legge in una nota del presidente del Tribunale Fabio Roja «a seguito del virtuoso percorso compiuto dalla società nel solco delle prescrizioni impartite dal Tribunale».

La vicenda

L’amministrazione giudiziaria di GAO era scattata dopo che le indagini dei pubblici ministeri Paolo Storari e Luisa Baima Bollone avevano ravvisato gravi buchi nella filiera per la realizzazione di borse e cinture. In particolare, alcune aziende appaltatrici di Armani operations avrebbero nel tempo subappaltato il lavoro ad opifici abusivi di proprietà di cinesi, i cui titolati erano stati poi indagati per caporalato.

Dopo un primo «impatto critico» del provvedimento, il Gruppo – scrive il presidente Roja – «con l’ausilio dei suoi legali e consulenti, operando in sinergia con l’amministratore giudiziario, ha saputo reagire nel modo corretto» cogliendo «un’occasione di miglioramento e rinnovamento, riscoprendo e adottando iniziative importanti nella prospettiva di prevenire il ripetersi dei fenomeni» censurati. I giudici hanno inoltre apprezzato «l’aspetto innovativo del progetto adottato (da GAO, ndr) che presenta profili di assoluta eccellenza e ben può rappresentare un modello di funzionalità ed efficienza per le altre società operanti nel medesimo settore e anticipa le direttrici del nuovo Regolamento Europeo», entrato in vigore lo scorso luglio, sulla tracciabilità e la sostenibilità dei prodotti.

Dal gruppo l’implementazione dei controlli

Giorgio Armani Operations ha «accolto con soddisfazione» la decisione dei giudici milanesi, e sottolinea che la revoca «era stata decisa nei confronti di GAO a causa dei comportamenti di due tra i numerosi fornitori impiegati dalla società i quali, oltre a violare il codice etico dell’azienda, hanno tradito i valori fondanti del Gruppo Armani, che non ha mai perseguito il profitto fine a sé stesso e non ha mai derogato al rispetto dei lavoratori e dei consumatori». Il Gruppo «era già dotato di uno strutturato e collaudato sistema di controlli e tutela della propria filiera e grazie al lavoro fatto in questi mesi è stato accelerato un processo di miglioramenti già in corso che fanno di GAO un modello di riferimento per la categoria».

Fonte: Il Sole 24 Ore