Impariamo a dipingere con il maestro Leonardo

Impariamo a dipingere con il maestro Leonardo

Ve lo immaginate quel genio di Leonardo che chiede scusa ai lettori. Sì, proprio così: «…io ci avrò a replicare una medesima cosa più volte, sicché, lettore, non mi biasimare, perché le cose son molte, e la memoria non le può riservare, e dire: questa non voglio scrivere, perché dianzi la scrissi». Sono parole del Libro di Pittura, oggetto di uno studio meticoloso di Gian Vico Melzi d’Eril. È come il greto di un fiume con mille rivoli, che, uno dopo l’altro, il professore sovrappone, verifica, analizza, confronta per spiegare come Leonardo insegna a dipingere. Già autore nel 2020 dello studio In casa Melzi con Leonardo, Melzi d’Eril ricostruisce la storia e legge il contenuto del Libro di Pittura, «come può farlo un dilettante affascinato dalla figura di Leonardo e legato fortemente, anche per vincoli di sangue, a quel Francesco cui va riconosciuto il merito di averci trasmesso con il Libro di Pittura almeno una parte dell’eredità del maestro».

Il Codice Urbinate Latino 12701, conservato alla Biblioteca Apostolica Vaticana e che non vide la versione a stampa fino al 1651, spiega come insegnare la pittura a un aspirante artista incominciando dalla teoria, cioè dalle conoscenze scientifiche del mondo che ci circonda, per continuare con l’apprendimento pratico. Si tratta di 944 capitoli il cui testo Francesco Melzi (1491-1570) derivò da appunti di Leonardo da Vinci contenuti nei suoi quaderni, molti dei quali andati ormai perduti ma che il maestro aveva lasciato in eredità proprio a Melzi. Che affrontò un lavoro faticoso, obbligato a interpretare la scrittura sinistrorsa dell’artista e introducendo un sistema di apostrofi e segni d’interpunzione mancanti e che si firma in calce al foglio 78v e in alto al foglio 79r, laddove compare in lettere maiuscole la scritta MELTUS che ne conferma l’attribuzione della trascrizione e dell’assemblaggio.

Leonardo studia le proporzioni somatiche, spiega come interpretare e rappresentare luci, ombre e colori, come disegnare un paesaggio di montagna o le piante. Osserva l’ampiezza dell’orizzonte, le nuvole o il mare come una «pelle dell’acqua» e tutto parte dalla comprensione scientifica per diventare enciclopedia da affidare ai giovani della bottega, «volendolo fare con certa e vera scienzia». Osservare è la parola d’ordine per dominare la natura e restituirla nella sua veridicità, ma soprattutto il maestro predica pazienza: «Quando tu, disegnatore, vorrai fare bono et utile studio, usa nel tuo disegnare di fare adagio». E se il suggerimento viene da Leonardo, come non cercare tempi lenti e altrettanto fecondi?

Gian Vico Melzi d’Eril, Leonardo insegna a dipingere, Francesco Brioschi, pagg. 304, € 22

Fonte: Il Sole 24 Ore