Imprese familiari, la sfida 2025 sarà la difesa della marginalità

Imprese familiari, la sfida 2025 sarà la difesa della marginalità

Il 2025 sarà un anno di difesa più che di attacco, il primo tema per le imprese familiari è infatti la difesa della marginalità. «È davvero cambiato l’approccio. Fino a pochi anni fa, la prima cosa che gli imprenditori ti raccontavano delle loro aziende era il fatturato, ora invece parlano soprattutto di Ebitda margin: hanno capito che se fai tanti ricavi diventi grosso, ma la massa muscolare non è il fatturato, bensì il margine operativo». Nicola Anzivino, senior partner di BDO, ha curato per la società di consulenza la prima «BDO Family Business Survey», basata su interviste a 50 imprenditori, amministratori delegati e direttori generali di imprese familiari italiane con un fatturato tra i 30 milioni e i 2 miliardi di euro e attualmente clienti della società.

Nei giorni in cui a Davos gli esponenti delle principali istituzioni politiche, economiche e finanziarie globali si incontrano per discutere degli scenari futuri, BDO ha voluto dedicare uno sguardo alle realtà industriali che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana, chiamate oggi ad affrontare importanti sfide – a cominciare dalle trasformazioni tecnologica e ambientale – per resistere in questa fase di stagnazione e cogliere le opportunità di ripresa nel prossimo triennio.

Nel 2025 domina l’incertezza

«La prima evidenza è che il clima di incertezza è forte, almeno nel breve termine, legato soprattutto alle tensioni geopolitiche, ma anche ai costi dell’energia e agli annunci di politiche tariffarie più restrittive, che potrebbero avere un impatto negativo sulle esportazioni, secondo il 60% dei nostri intervistati», spiega Anzivino. Oltre la metà delle imprese prevede dunque un budget in termini di Ebitda stabile o in contrazione. La buona notizia è che, guardando invece al medio periodo – in un arco temporale di tre anni – la stessa percentuale di intervistati si dice invece ottimista sullo sviluppo del business, grazie agli investimenti in corso sull’evoluzione tecnica e tecnologica delle imprese.

«Questo atteggiamento di maggiore ottimismo sul medio periodo è una caratteristica molto diffusa nel capitalismo familiare, perché queste imprese hanno per loro stessa natura una visione di sviluppo più lunga rispetto a quella che in genere caratterizza le aziende controllate da fondi o capitali esterni», osserva Anzivino, aggiungendo che queste aziende oggi sono mediamente meglio posizionate per quanto riguarda l’eccellenza tecnica e tecnolgica, grazie agli ingenti investimenti fatti negli ultimi 5-10 anni. Tuttavia, si tratta spesso di un’innovazione ancora molto orientata all’offerta ai clienti e quindi al prodotto, mentre all’interno delle aziende stesse c’è ancora molto da fare e quindi un potenziale da esplorare.

Le 5 priorità per i prossimi 12 mesi

Se dunque la difesa della marginalità è la principale sfida del 2025, nei prossimi 12 mesi le priorità nell’agenda delle imprese familiari italiane sono il cambiamento tecnologico (il 60% del campione prevede importanti investimenti sulla trasformazione dei sistemi e delle strutture tecnologiche aziendali); la transizione ecologica (il 70% sta implementando piani di efficienza energetica e riduzione dei consumi, nella consapevolezza ormai che i criteri ESG sono un fattore di competitività); l’analisi della concorrenza (per il 40%), nella consapevolezza che eccellenza e specializzazione sono un valore aggiunto che fa la differenza sul mercato, e l’analisi dei fattori di acquisto della clientela (sempre meno prevedibili, per oltre il 50% degli intervistati); la riorganizzazione delle catene di approvvigionamento (per il 30%), in particolare puntando su internalizzazione e reshoring.

Fonte: Il Sole 24 Ore