In bici per cantine e distillerie tra l’Adige e il Brenta

In bici per cantine e distillerie tra l’Adige e il Brenta

Per chi frequenta strade, borghi e paesaggi in Italia stando in sella a una bici, il Trentino è un’esperienza paradisiaca. Non che manchino bellezze straordinarie nel Belpaese (sic!) e anzi, viaggiare pedalando consente di scoprire anche le più nascoste, ma quello che troppo spesso non si trova sono piuttosto le vie ciclabili protette. Ecco, il Trentino è nettamente più avanti di altri territori nell’offrire ai cicloturisti una rete infrastrutturale dedicata e pure disegnata con un’attenzione alla qualità dell’esperienza. Parola di chi lo ha provato veramente.

Un’esperienza su ciclabili accoglienti.

Accade così che immaginando un percorso tra cantine, agriturismo, ristoranti, distillerie e castelli aderenti alla Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, si possa viaggiare quasi costantemente su ciclabili ben tenute. Con una costante, ovvero la presenza di fiumi o torrenti ad accompagnare gli escursionisti.Per toccare con mano (ehm, con ruota…) questa situazione di privilegio, con il collega Andrea Guolo e con il fotografo Gilberto Bertini abbiamo inforcato tre e-bike trasformandoci ancora una volta in ciclo-eno-turisti alla scoperta di paesaggi e sapori locali. A darci man forte per disegnare il percorso, oltre alla Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, anche il Consorzio Vini Trentino e l’Istituto di tutela Grappa del Trentino con la guida Spirito Autoctono, mentre ii partner tecnici erano Assosport (per l’abbigliamento tecnico) e Prestabici di Trento per le bici.

Dal Garda a Romagnano, lungo l’Adige

A Riva del Garda l’accoglienza dell’Hotel Miravalle introduce all’esperienza del gusto trentina con l’offerta culinaria del ristorante Villetta Annessa, dove la mano dello chef Luca Bombardelli tratta con cura i sapori della tradizione.Dal boutique hotel partiamo verso la prima cantina, rallentati… dalla bellezza del lago. Gli scorci dalla ciclabile che segue la sponda nell’area urbana ci costringono a soste prolungate per catturarne la bellezza.La prima tappa ci porta ad assaggiare il Trentodoc di Madonna delle Vittorie, la cantina della famiglia Marzadro. Ci accolgono Anna Marzadro, che in azienda si occupa di tutta la parte hospitality, e l’enologo Massimo Azzolini che ci porta in cantina ad assaggiare direttamente dalle anfore di Tava un intrigante Chardonnay macerato.Ripartiamo e seguiamo l’Adige su piste ciclabili divertenti per la varietà dei paesaggi e un saliscendi che evita la noia. Una breve sosta per un brindisi alla Vineria Baroldi nel borgo storico di Mori, poi di nuovo in sella verso la distilleria Marzadro a Nogaredo, la più grande del Trentino, dove Alessandro Marzadro ci accompagna nel percorso che i visitatori compiono attraverso le colonne di distillazione e degustiamo grappe bianche, affinate in botte e in anfora e infine il Luz Gin nato dalla collaborazione con Leonardo Veronesi del Rivabar, cocktail bar sul lago.Due chiacchiere sul futuro della grappa tra gli spirits italiani e poi si fa finta di riprendere il viaggio. Sì, perché la tappa successiva è a 300 metri: Vivallis. Realtà storica della Vallagarina, oggi gruppo Cavit, rivendica la cura sulle proprie referenze di eccellenza. In particolare le due linee più interessanti sono quella dedicata a Depero (che disegnò il primo logo) e i Trentodoc che escono con la l’etichetta Valentini di Weinfeld, prima casa spumantistica trentina. Meritano un assaggio il cru Marzemino Superiore d’Isera e l’intrigante White Rock ottenuto da vitigni resistenti. L’ultimo strappo è una sgambata, sempre lungo l’Adige, fino a Romagnano l’Agriturismo Maso Mirí tra i vigneti ai piedi delle montagne ci accoglie per la notte. Per la cena ci aspettano a Trento – alla Locanda Due Travi – ma un assaggio del Trentodoc Mirí dell’azienda Mittesteiner Mara ci risolleva.

Da Trento alla Valle di Cembra

Nella seconda giornata riprendiamo il filo dell’Adige e attraversiamo Trento seguendo il torrente Fersina fino al maso che Francesco Moser, già campione del ciclismo mondiale, acquistò su una splendida terrazza che raggiungiamo con il fiatone. Visitiamo la cantina e l’entusiasmo sale quando lo stesso Moser ci racconta i pezzi nel suo piccolo museo personale. Assaggiamo i Trentodoc che vengono prodotti dai 20 ettari di vigneti. E oltre all’ottimo Brut nature, non possiamo non goderci il 51,151, primo esperimento con il metodo classico nato per celebrare il record stabilito da Moser nel 1984.

In compagnia di Moser

Il campione si unisce al nostro tour per il resto del giorno. Un onore, ma anche un onere… perché pur senza accendere la sua (super) e-bike e nonostante le 70 primavere, tocca spingere per tenere il passo.Riprendiamo l’Adige e raggiungiamo l’Azienda Agricola Zeni a San Michele all’Adige. Piccola è piccola, familiare senza dubbio, ma soprattutto “completa” di quel mix che in Trentino era piuttosto normale: cantina e distilleria. Gli Zeni infatti vinificano portando in bottiglia il racconto di un territorio prezioso – i nostri preferiti la Nosiola e il Ternet Schwarzhof, il Teroldego Rotaliano Lealbere e il Trentodoc Maso Nero pas dosé – e poi distillano le vinacce. E prima di ripartire ci scappa pure un assaggio defatigante della birra Nerobrigante dell’omonimo birrificio di Rudy Zeni.È tempo di lasciare l’Adige e la strada inizia a salire. Moser ci porta nella “sua” Valle di Cembra raccontandoci storie di valligiani, di fatica, di vendemmie su versanti ripidissimi, ma anche di pedalate giovanili e compagni di scalata. La tappa cembrana è di quelle cruciali. Si va a casa di Bruno Pilzer che, oltre ad esser presidente dell’Istituto tutela Grappa del Trentino, è uno dei “grappaioli” più quotati e più ascoltati. Ha centrato la propria identità sulla grappa, che negli anni ha acquisito finezza ed eleganza, ma si è spinto verso nuove tendenze (con il gin) e in autunno dovrebbe uscire il primo rum.Ci raggiunge Sergio Valentini, presidente della Strada del Vino, e dopo un assaggio della grappa “del mè” ripartiamo verso Trento con tappa nella piazzetta di Palù per salutare i paesani e bere una Schiava di Michele Simoni. Moser si butta in discesa che è una fatica improbabile stargli dietro (sarà la differenza di bici…) e però intorno c’è un paesaggio incantevole ricamato di vigneti e masi. Dopo un selfie che ci onora, salutiamo il campione e raggiungiamo la città passando per la strada dei forti… ed è una meraviglia. All’ora dell’aperitivo, raggiungiamo la cantina Mas dei Chini, che è anche agriturismo e ristorante. In vigneto si stappa il primo Trentodoc come accade agli ospiti dell’agriturismo, cantina assaggiamo il raffinato Inkino Nature e il più complesso Inkino Carlo V riserva (100 mesi sui lieviti). Dopo la cena all’Antica Trattoria Due Mori di Trento, si torna per il pernotto al Mas dei Chini.

Fonte: Il Sole 24 Ore