In crescita le barche che abbandonano la bandiera italiana: +256% in tre anni

Le cancellazioni di unità da diporto dal Registro di bandiera italiano sono aumentate del 256% nell’arco degli ultimi tre anni, rispetto al triennio precedente; nell’ultimo quinquennio censito (2018-2022) sono state pari al 16% della flotta nautica tricolore e nel solo 2022 (ultimo dato disponibile del ministero delle Infrastrutture e trasporti) hanno raggiunto il 4,5%. ma sono calate vertiginosamente anche le immatricolazioni annue di unità nuove nel nostro registro: sempre tra il 2018 e il 2022, sono scese da 1.015 a 233, segnando -77%, mentre la produzione italiana di unità da diporto è cresciuta dell’ 81% e, all’interno di questa, le esportazioni sono salite dell’ 86%.

A suonare il campanello d’allarme è Confindustria nautica. «Poiché all’acquisto di una barca – rileva l’associazione – si versa l’Iva all’erario dello Stato della bandiera, parliamo, solo per le mancate immatricolazioni, di una perdita di circa 200 milioni di euro, oltre 3,5 milioni di tassa d’iscrizione nel periodo considerato, senza contare il danno sull’indotto per l’acquisto delle dotazioni all’estero (e conseguente valore Iva) tanto sul nuovo, quanto sull’usato. Un bel buco».

Controlli in mare: mancata applicazione del bollino blu

A fronte di questa situazione, osservando gli umori dei diportisti italiani sui canali social e accostandole alle impressioni di operatori del settore e utenti, raccolte sulle banchine del 64° Salone nautico di Genova, da poco concluso, a dare un’accelerazione alla fuga dal Registro italiano sono almeno due ragioni.

La prima è individuata da Confindustria nautica e attiene al fatto che «i controlli sulle barche, in particolare quelle battenti bandiera italiana, sono di circa 40 volte più frequenti rispetto ai controlli effettuati sulle auto. E questo si deve al fatto che non viene applicata la norma sul rilascio del Bollino blu. Ovvero l’adesivo che certifica che una barca è già stata sottoposta a verifica dalle autorità competenti, risultando in regola (verifica che può essere richiesta volontariamente da parte dell’armatore o eseguita dalle forze dell’ordine, nel corso di un controllo, ndr) e che, pertanto, quell’unità è esentata dalla reiterazione dei controlli per tutta la stagione estiva».

Positive le norme introdotte dal nuovo regolamento del codice nautico

Un secondo motivo di allontanamento dal Registro di bandiera, che emerge dalle opinioni di armatori e imprenditori, attiene agli alti costi delle zattere, delle dotazioni di sicurezza e delle revisioni di questi materiali (che, tra l’altro, possono essere effettuate solo dal loro costruttore). Questi costi possono raggiungere, in Italia, il +300% di quanto richiesto nei Paesi del Nord Europa (anche perché frutto dell’oligopolio di un paio di aziende che si dividono la quasi totalità del mercato) e contribuiscono a indurre alla scelta (peraltro consentita e legittima) di un’altra bandiera europea.

Fonte: Il Sole 24 Ore