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In Egitto sull’Isola Elefantina la cordiale ospitalità di Mango Guesthouse
Se durante un classico viaggio in Egitto, qualcuno dovesse sconsigliarvi l’Isola Elefantina perché inutile e banalmente turistica, non credetegli. Questa isoletta multicolor è in verità una piacevole parentesi al caos e al grigiore di Assuan, porto di partenza e arrivo delle crociere sul Nilo, e base per raggiungere la meravigliosa Abu Simbel, dove non ci sono hotel. Famosa per la sua immensa diga che ha garantito energia elettrica a tutto l’Egitto e abbondanza d’acqua a una zona predesertica, Assuan è l’ennesima città egiziana cresciuta senza un piano urbanistico, e certo non memorabile per la sua bellezza intrinseca.
A 20 minuti da Assuan
Ecco allora che entra in gioco l’Isola Elefantina, con la sua comunità nubiana, gentile e dai tratti eleganti che vive tra il sud dell’Egitto e il nord del Sudan. Ci si arriva con un traghettino popolare, una sorta di corriera galleggiante, che per 20 centesimi fa avanti e indietro dalla città, dalle sei del mattino a notte fonda. E una volta sull’isola ci si sente su un altro pianeta. Niente strade asfaltate, qualche cane randagio buonissimo (ma questi sono un po’ ovunque, anche nel sito delle Piramidi), casette colorate e un certo orientamento rastafari non radicato ma evocato dai nomi dei ristoranti, come il King Jamaica, dove si mangia su terrazze dipinte di azzurro cielo adagiate sulla roccia, a picco sul fiume. Succo fresco di mango e pollo tandoori qui appagano più di una cena fine dining!
Un giardino curato e i sapori autentici
Le casette del villaggio sono quasi tutte guesthouse e b&b dall’aspetto non sempre invitante. Mango Guesthouse ha tutto un altro sapore. Si suona a un cancello e la porte si apre su un giardino curatissimo con cascate di rose e fiori rossi e bianchi dove sono sistemati alcuni tavolini e sedie in vimini. Si arriva alla casa, bene ristrutturata e ben intonacata, pulitissima con i pavimenti lustri, dove ti accoglie un giovane nubiano con un bicchiere di carcadè frizzante, senza zucchero come pretendono oggi i salutisti. Le camere sono spaziose, nulla di sontuoso, ma c’è tutto quello che serve per un soggiorno. Un bagno moderno, un tavolo con un vassoio di frutta secca e, cosa non irrilevante, un radiatore per riscaldare e togliere l’umidità nelle sere d’inverno. Tre piani, poche stanze, un rooftop per fare colazione o bere qualcosa, servendosi all’honesty bar al pianterreno. Qui si vive al ritmo locale, e fa bene. Una signora con il capo coperto e il caftano fino ai piedi chiacchiera con le amiche sulla soglia di casa. Un giovane chiama con delicatezza i turisti per mostrare i suoi allegri souvenir. Altri invece propongono, mai invadenti, di fare un giro in feluca sul Nilo. L’esperienza nel suo insieme è davvero piacevole, con gli uccellini che cinguettano dalle prime luci del mattino, poca gente in giro e un gran silenzio. La proprietaria danese della Mango Guesthouse, approdata qui per amore, sovrintende al suo piccolo hotel con delicatezza per garantire un attimo di quiete e relax ai suoi ospiti internazionali. Ce n’è bisogno, e al momento della partenza rimpiangi di non poterti fermare ancora. Motivo in più per tornare.
Fonte: Il Sole 24 Ore