In Europa calano, in Italia aumentano. Cosa sta accadendo agli investimenti per le start up? 

In Europa calano, in Italia aumentano. Cosa sta accadendo agli investimenti per le start up? 

Superato il tetto degli 1,8 miliardi di euro, grazie a 323 operazioni: questo il bilancio dell’Osservatorio sul Venture Capital in Italia realizzato da Growth Capital in collaborazione con Italian Tech Alliance, che ha confermato rispetto al 2021 una
crescita del 48% (la percentuale più sostenuta a livello europeo) dei finanziamenti distribuiti a startup, scaleup e Pmi innovative. Un risultato decisamente importante, solo in parte offuscato dal consuntivo del quarto trimestre, dove è palese il sensibile rallentamento della raccolta, scesa a 203 milioni di euro, per quanto il numero di round (75 rispetto a 79) è rimasto in linea con la media annuale. Due, come si legge nel rapporto, i trend che hanno caratterizzato gli ultimi dodici mesi e che dovrebbero confermarsi (almeno il primo) anche nell’anno nuovo: la maggiore partecipazione degli VC internazionali, la cui incidenza è passata dal 58% al 67% (con una dimensione media dei deal sottoscritti praticamente doppia, 9,5 milioni contro 4,3 milioni, rispetto a quelli conclusi da soli investitori nazionali), e l’aumento del numero di operazioni sopra i 100 milioni di euro, concentrate soprattutto nel terzo periodo dell’anno. Altro dato importante, e utile a definire lo scenario 2022, è quello delle exit: sono infatti 38 (rispetto ai 30 del 2021) gli eventi di liquidità che hanno interessato le startup, per un valore complessivo in termini di “enterprise value” che Growth Capital stima oltre il miliardo di euro.

Aumenta il numero di round Seed e il valore medio dei deal

A pesare in positivo sul bilancio 2022 sono stati i mega round di Satispay (un Serie D da 320 milioni di euro), Newcleo (Serie A da 300 milioni), Scalapay (Serie B da 212 milioni) e Casavo (Serie D da 100 milioni) ed è importante sottolineare come il VC italiano sia stato impattato in modo ridotto dalle tensioni macroeconomiche e finanziarie, evidenziando una dinamica di sviluppo in controtendenza se raffrontata alla contrazione che ha interessato l’Europa nel suo complesso e altri mercati avanzati su scala globale. Considerando la segmentazione dei deal per tipologia, nel 2022 sono stati chiusi complessivamente 57 round Serie A, 19 Serie B e 176 Seed (43 in più rispetto al 2021). Questi ultimi costituiscono la metà del totale delle operazioni e lasciano presagire per i prossimi anni un incremento delle operazioni “Late Stage”, a loro volta in progressiva crescita dal 2017. Quanto al valore medio dei deal, l’anno passato ha visto schizzare verso l’alto questo indicatore in tutti i settori ad eccezione del comparto Media (dove invece è diminuito del 52%) mentre FinTech (13,1 milioni di euro) e Smart City (9,4 milioni) si confermano i segmenti con il ticket medio più alto nel 2022.

I settori e i VC più attivi

Considerando i settori di appartenenza delle società finanziate, quello relativo alle Smart City è di gran lunga il più popolato quanto a numero di deal annunciati nel corso del 2022 (ben 54) seguito da Software e DeepTech (rispettivamente con 44 e 40). Guardando invece all’ammontare dei finanziamenti raccolti, sono due i comparti che si contendono il gradino più alto del podio, Smart City (con 501 milioni) e il Fintech (499 milioni), che insieme sommano oltre il 50% degli investimenti. CDP Venture Capital si conferma invece l’investitore più attivo in termini di operazioni annunciate nel 2022, precedendo Azimut e LVenture. Lanciando uno sguardo al 2023 e oltre, la sensazione di Francesco Cerruti, Direttore Generale di Italian Tech Alliance, è che l’ecosistema italiano possa finalmente “ambire nei prossimi anni a un ruolo sempre più centrale nel settore tech in Europa” soprattutto se interverranno azioni strategiche come il necessario ammodernamento del Testo Unico sulle Startup, vecchio ormai di più di 10 anni.

La frenata europea Il dato è inconfutabile

Gli investimenti dei venture capital in Europa hanno segnato nel 2022 un forte regresso e lo dicono i 91,6 miliardi di euro investiti negli ultimi dodici mesi al cospetto dei 108,9 miliardi dell’anno precedente. L’analisi è di Pitchbook, che nel proprio rapporto annuale evidenzia anche le cause di questo (per altro previsto) crollo. Intanto in numero dei deal conclusi, sceso da 13.028 a 12.383, e poi un mix di fattori, fra cui l’elevata inflazione, l’aumento dei tassi di interesse, la debole crescita economica e la grande incertezza in termini geopolitici.Entrando più nel dettaglio, gli esperti hanno rilevato come le operazioni late stage e growth siano ancora una volta preponderanti sul totale degli investimenti effettuati dai VC, pesando rispettivamente per 43,5 e 16,6 miliardi di euro e mantenendosi sui livelli (intorno al 65%) del 2021. Regno Unito e Irlanda, invece, si confermano i mercati dimensionalmente più importanti, con circa 27 miliardi di euro (il 29,4% del totale) raccolti dalle startup con sede in questi due Paesi.

Fintech a rischio decrescita

La fotografia sui singoli settori, infine, ci dice che il Fintech è il comparto che ha saputo attirare maggiormente l’interesse degli investitori, per quanto anch’esso in flessione rispetto al 2021. La maggiore propensione di aziende e consumatori a utilizzare strumenti di finanziamento digitali rispetto ai tradizionali servizi finanziari ha alimentato un percorso di sviluppo che negli ultimi quattro anni ha visto consolidarsi il valore medio delle operazioni nell’ordine del 20% del valore aggregato degli investimenti dei VC in Europa. Il 2023, secondo gli analisti di Pitchbook, metterà però a nudo i problemi che il panorama finanziario ha vissuto l’anno passato e porterà probabilmente a un importante cambio di rotta degli investitori, già più orientati nell’ultimo trimestre del 2022 a puntare su altri settori, a cominciare dalla mobilità elettrica.

Fonte: Il Sole 24 Ore