In frenata le opere di pittura fresca dei nuovi talenti

In frenata le opere di pittura fresca dei nuovi talenti

C’è solo da sperare e attendere che la pittura fresca si asciughi su molte tele che dal 2021, dopo la pandemia, hanno registrato un’impennata dei valori. Il fenomeno del wet paint, cioè di opere con non più di tre anni di vita vendute in asta a valori incomprensibili, ha esaltato molto giovani talenti, trascinando anche autori non più giovanissimi. Ma oggi a questi artisti viene presentato il conto di una crescita dei valori delle opere fresche di studio troppo frettolosa rispetto all’evoluzione della loro carriera nel sistema dell’arte. Qualche numero aiuta a comprendere come la speculazione in questi anni abbia cavalcato il fenomeno: nel 2021 nelle aste di Christie’s, Sotheby’s e Phillips le aggiudicazioni di opere di “vernice fresca” hanno raggiunto il valore record di 215,2 milioni di dollari, un aumento significativo (+135,9%) rispetto al precedente picco di 91,2 milioni di dollari nel 2015. Oggi questi acquisti speculativi sono in frenata: nel primo semestre dell’anno sono stati scambiati solo 29,7 milioni di dollari per le wet paint rispetto ai 50,6 milioni del primo semestre del 2023.

Per molti artisti il divario creato tra valore economico sulla scia di un record raggiunto in asta e il riconoscimento culturale si ripercuote sulla giovane carriera, che rischia lo stallo. Per sostenere i nuovi livelli di prezzo, il mercato si aspetterebbe infatti di vedere un aumento dell’attività correlata alla carriera dell’artista, ovvero più mostre, più supporto museale, più collezionisti privati, al fine di colmare il divario tra valore di mercato e valore culturale. Se le aspettative non vengono soddisfatte, c’è il rischio che il mercato dell’artista possa subire una battuta d’arresto e che possa verificarsi un aggiustamento del valore o, peggio, che la fiducia a lungo termine nel mercato dell’artista venga compromessa.

Costruire un percorso sostenibile per un artista implica dei passi ben ponderati per produrre opere di nuovo “valore culturale”: si parte dall’accademia e dai maestri che si è seguiti, poi farsi conoscere con mostre collettive in spazi indipendenti per arrivare all’incontro con curatori e gallerie che possono rappresentare l’artista al fine di promuovere mostre personali e pubblicazioni e coinvolgere i collezionisti. Recensioni e articoli sui media e su riviste di critica d’arte sono un accreditamento importante che aiutano a far conoscere l’opera e allargare il circuito di contatti sino ad arrivare alle prime collettive nei musei. A questo punto il debutto in asta è un passaggio coerente, così come l’ingresso in una galleria internazionale di prima fascia. L’opera circola, aumentano i passaggi in asta e la presenza in collezioni private. La nomina in prestigiosi premi e l’esposizione nelle biennali di rilievo sono il prerequisito all’ingresso nelle collezioni museali e di importanti collezionisti privati. La traiettoria è coerente: il valore di mercato dell’opera cresce, senza speculazione, di pari passo al riconoscimento culturale. Le scorciatoie, l’art flipping, hanno dimostrato in questi anni di bruciare le tappe del percorso di un artista. È accaduto ad Aboudia, Amoako Boafo, Jadé Fadojutimi, Flora Yukhnovich, Anna Weyant e Hilary Pecis, i cui volumi di opere di wet paint in asta sono cresciuti in modo esponenziale.

Fonte: Il Sole 24 Ore