In Italia cade un tabù, via libera ai vini dealcolati
Fino ad oggi non si poteva chiamare “vino” una bevanda con un tenore alcolico inferiore agli 8,5 gradi. Ora, con la pubblicazione sul sito del ministero dell’Agricoltura delle disposizioni attuative del decreto sui dealcolati, cade questa regola, si supera un vuoto normativo e cade soprattutto un tabù nel Paese maggior produttore al mondo di vino e culla della Dieta Mediterranea. «E’ possibile – si legge nel decreto – ridurre parzialmente o totalmente il tenore alcolico dei vini, dei vini spumanti, dei vini spumanti di qualità, dei vini spumanti di qualità di tipo aromatico, dei vini spumanti gassificati, dei vini frizzanti e dei vini frizzanti gassificati».
Cosa cambia e cosa no
Nulla cambia per i vini a denominazione certificata: in Italia il processo di dealcolazione, totale e/o parziale, non potrà essere eseguito per le categorie di prodotti vitivinicoli a denominazione di origine protetta (Dop) ed indicazione geografica protetta (Igp). Il decreto ministeriale è, precisa il Masaf, in corso di registrazione presso gli organi di controllo e ovviamente nulla cambia per il brindisi di questo Capodanno. Già dal prossimo tuttavia, quello del 2025, potranno alzare calici di vino dealcolato, cioè a basso o zero grado alcolico, non solo gli astemi, le donne incinte, gli sportivi professionisti, gli autisti e conducenti di mezzi pubblici, le persone di altri credo religioso, chi insomma il vino non lo beveva. Ma anche i tanti che stanno sperimentando autoregolamentazioni nel bere a tavola a causa del nuovo Codice della strada. Una novità dunque che riguarda tutti.
Platea di consumatori in crescita
«In Italia il 36% dei consumatori è interessato a consumare bevande dealcolate; negli Stati Uniti, incubatore di tendenze specie tra i giovani, il mercato Nolo (no e low alcohol) vale già un miliardo di dollari» sottolineava, durante Vinitaly, il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti. «Questi prodotti – ha detto l’analista Swg, Riccardo Grassi, sulla base di una indagine di Swg e dell’Osservatorio del vino Uiv-Vinitaly, – interessano prima di tutto un potenziale di un milione di non bevitori di alcolici, oltre a una platea di consumatori di vino o altre bevande (14 milioni) che li ritiene una alternativa di consumo in situazioni specifiche, come mettersi alla guida».
Federvini: importante passo avanti
Soddisfatta la presidente di Federvini Micaela Pallini: «la sigla del decreto sui vini dealcolati e parzialmente dealcolati da parte del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida rappresenta un importante passo avanti per il settore vitivinicolo italiano». Federvini accoglie dunque con favore questo nuovo quadro normativo, che rappresenta una base solida per lo sviluppo dei vini dealcolati, un segmento in espansione capace di attrarre nuovi consumatori e di consolidare la competitività del Made in Italy nel mondo.
Fonte: Il Sole 24 Ore