In Italia quasi un giovane su 3 ha paura di mettere al mondo un figlio senza una rete di supporto pubblica o privata

Tutela della salute riproduttiva

Le aziende si sono impegnate nel promuovere la salute riproduttiva e la consapevolezza sulla fertilità, offrendo alle dipendenti screening periodici, pacchetti di check-up e servizi specializzati di medicina di genere, attivati principalmente facendo ricorso alla contrattazione di secondo livello e a meccanismi di finanziamento interni. Queste misure sono state valutate positivamente, ottenendo un punteggio di efficacia pari a 7 su 10. Tra le iniziative più apprezzate vi è il counseling relazionale, valutato con efficacia pari a 8 su 10.

Supporto all’istruzione e alla formazione

Dal punto di vista dell’istruzione, le aziende affermano di aver sostenuto i percorsi educativi dei figli dei dipendenti attraverso rimborsi per le tasse scolastiche, per l’acquisto dei libri scolastici, borse di studio, tutoraggio per i compiti a casa, e integrando le spese sopportate dalle famiglie nella prima infanzia. Le borse di studio vengono particolarmente apprezzate: 9 su 10 la valutazione media sulla efficacia della misura, 7,5 quella per la copertura delle spese relative alla prima infanzia e all’assistenza domiciliare.

L’analisi dei dati raccolti evidenzia una tendenza crescente tra le aziende a migliorare il benessere dei dipendenti, mentre il supporto alla natalità emerge come un aspetto significativo nelle politiche di welfare.

La collaborazione pubblico – privato

Ciò che sembra più urgente, perlomeno rispetto agli obiettivi di questa ricerca, è riuscire a combinare in modo produttivo le politiche pubbliche con programmi di welfare aziendale più estesi e innovativi, incentrati non solo su benefici di tipo economico ma su una idea più ampia di benessere della persona, e dunque su servizi diversificati e personalizzabili con ricadute importanti dal punto di vista sociale.

Proposte di policy della Fondazione: linee guida per una politica di sostegno alla natalità

La prima proposta avanzata al decisore politico dalla Fondazione Magna Carta insieme alle aziende partner è quella di valorizzare l’esperienza dei cosiddetti “asili nido diffusi” o “di prossimità”, un modello che mette in relazione aziende, infrastrutture scolastiche private e territorio, per garantire un servizio di assistenza ai dipendenti con figli da 0 a 3 anni. Le aziende, in collaborazione con i professionisti che lavorano nel settore del welfare aziendale, individuano e selezionano le strutture di assistenza all’infanzia in base alla loro convenienza e alla qualità dei servizi offerti, dando priorità a quelle con elevati standard pedagogici e di sicurezza e in grado di creare un ambiente accogliente per i bambini. Sulle strutture selezionate i dipendenti hanno un “diritto di precedenza” rispetto all’apertura delle iscrizioni, con un doppio effetto: ridurre e semplificare i tempi necessari ai genitori per inserire i figli nei nidi e mitigare quei fattori di stress che caratterizzano questo momento delicato della vita familiare. Inoltre, i dipendenti potrebbero godere di tariffe agevolate rispetto ai costi delle rette, finanziate in parte o completamente dalle aziende grazie alla normativa già esistente sul welfare aziendale.

Fonte: Il Sole 24 Ore