In Piemonte i tanti siti del patrimonio Unesco si gustano in modo lento
In Piemonte l’Unesco, potremmo dire, è di casa. Accanto ai cinque siti insigniti del titolo di Patrimonio dell’Umanità (le Residenze Sabaude, i Sacri Monti, i Siti palafitticoli, i Paesaggi vitivinicoli, Ivrea città industriale) la regione vanta numerosi riconoscimenti (geoparchi, riserve, città creative), senza trascurare i beni immateriali (l’Arte della costruzione in pietra a secco, l’Alpinismo, l’Arte musicale dei suonatori di corno da caccia e la nota Cerca e cavatura del tartufo in Italia). Non è dunque un caso che Torino ospiti (domani e 23 settembre) ospiti la quattordicesima edizione del World Tourism Event – Salone Mondiale del Turismo dei siti Patrimonio Mondiale, un’occasione per conoscere e sperimentare le tante esperienze legate ai beni Patrimonio Mondiale in Italia e all’estero.
L’ultimo sito Patrimonio Unesco
Il Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino emiliano-romagnolo entrano nella lista dei beni naturali del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Un ’premio’ che tocca quattro province, quelle di Reggio Emilia, Bologna, Ravenna e Rimini, porta a 16 i siti Unesco riconosciuti a vario titolo in Emilia-Romagna e a quota 59 quelli nazionali inseriti nella prestigiosa lista. Un riconoscimento – assegnato dal Comitato internazionale dell’Unesco riunito a Riyad – e che conferma come l’Italia nel top dei siti Unesco sia il Paese più bello del mondo”
Gran Tour Unesco
Proprio il Piemonte cinque anni fa ha lanciato, con successo, una via per far conoscere il suo Patrimonio, con la creazione del Grand Tour Unesco, un anello di 600 km che dal centro di Torino si dirama sul territorio, facendo tappa nei vari siti, che si può percorrere in sella a una bici o in alternativa con il treno. Lungo sentieri e canali si raggiungono borghi medievali, giardini botanici e oasi naturalistiche, oltre che palazzi e fortezze. Si può suddividere in piccole e grandi tappe, partendo proprio dal centro della città sabauda e dal suo ricco patrimonio culturale (composto da Palazzo Reale, Palazzo Madama, Palazzo Chiablese, Palazzo Carignano, Armeria Reale, Archivio di Stato, l’ex Zecca di Stato, la facciata del Teatro Regio, il Castello del Valentino, solo per citare alcuni luoghi), fino a raggiungere il Sacro Monte di Oropa. Per i più esperti c’è l’itinerario che da Vercelli porta a Casale Monferrato e Racconigi, compiendo l’Arco delle Colline e delle città del Vino. E chi non ama la bicicletta può raggiungere quasi tutte le destinazioni dell’anello grazie a un reticolo di stazioni ferroviarie. L’architettura è una grande protagonista del Grand Tour: la si scopre ai margini di aree protette come gli antichi opifici non lontani dall’Oasi Zegna, nel Biellese. Di quello che erano un tempo le fabbriche, centri di produzione e vita, è un esempio l’ex Manifattura di Cuorgnè, nel Canavese. E non si immagina certo che nel cuore della Fabbrica Olivetti a Ivrea (Patrimonio Unesco come città industriale del XXI secolo) accanto alla mensa, ai depositi e ai luoghi di lavoro si possa trovare una chiesa del ’400 (San Bernardino) con intatti gli affreschi cinquecenteschi di Gian Martino Spanzotti. Ad Alba meritano una visita i musei di arte contemporanea diffusi e a cielo aperto come quelli che si affacciano sui vitigni del Nebbiolo, a Guarene, dove la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo promuove un inedito programma di arte contemporanea. Tappe obbligate per gli amanti del genere sono anche il Castello di Rivoli e la Fondazione Pistoletto nell’ex Lanificio Giuseppe Trombetta a Biella (città creativa Unesco).
Un modello di turismo eco e sostenibile
«Il modello di turismo che abbiamo proposto, frutto prima di un lavoro di ricerca e poi di progettazione – ricorda l’urbanista Andrea Rolando (Osservatorio E-Scapes PoliMI) che ha ideato e realizzato il progetto a cura di VisitPiemonte, Regione Piemonte e Unioncamere – è quello di un turismo di prossimità, lento e sostenibile, basato sull’intermodalità (treno +bici) dalle grandi città come Milano e Torino per evitare il fenomeno dell’overtourism che ormai affligge molti siti Unesco come Roma, Firenze o Venezia». L’obiettivo è stato anche quello di sviluppare una strategia di accessibilità e mobilità sostenibile che consideri non soltanto i siti UNESCO, ma che punti a “mettere al centro” i territori di margine, considerando in particolare intermedi, cioè compresi “tra” i luoghi UNESCO, al fine di raggiungere un migliore equilibrio territoriale e limitando i possibili impatti negativi legati all’overtourism. Ed è un modello che si può replicare e si sta replicando in altri contesti». Dopo la Puglia (Foresta Umbra ) e la Basilicata, infatti, ora si avvia ad essere applicato in Sicilia, tra Palermo e Cefalù fino al geoparco Unesco delle Madonie.
Fonte: Il Sole 24 Ore