In Puglia storie, paesaggi e silenzi lungo le antiche vie dei tratturi
Dai pascoli estivi degli altopiani abruzzesi a quelli invernali delle pianure pugliesi. Da tempi immemorabili, legati alla pratica della transumanza, dal 2019 nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco, i tratturi segnano con una trama millenaria l’estremo Levante della nostra Penisola. Non semplici sentieri sterrati, non sempre delimitati dalla geometria perlacea dei muretti a secco, queste lunghe vie erbose dismesse nel corso del 1800 erano larghe fino a “60 passi napoletani” equivalenti a oltre 111 metri. Lascito di un preciso sistema di gestione territoriale governato dal 1447 dalla Regia Dogana della Mena delle pecore di razza merino gentile, tratturi e tratturelli, questi più diffusi e larghi fino a 27 metri, appaiono ancora ritmati da chiesette, masserie, cippi lapidei, ponti romani e taverne.
Ce ne sono una novantina in Puglia concentrati nel Subappenino Dauno, nel Gargano, nel Tavoliere, nella Murgia Barese e nella Terra delle Gravine nel Tarantino, studiati dal Documento Regionale di Valorizzazione al quale sta lavorando la Regione con il Politecnico di Bari e l’Università di Foggia. Lo studio vuole individuare buone pratiche di riqualificazione in un’ottica di mobilità dolce e di realizzazione di corridoi ecologici, «assi verdi – specifica l’architetto Antonella Marlene, parte del gruppo di lavoro – in cui piantumare specie autoctone che aumentino la biodiversità e assorbano CO2, ricostruendo, dove possibile, l’ecosistema del paesaggio storico».
Per la Puglia attraversata dalla Via Appia e dalla Via Traiana, conosciuta per le sue masserie impastate di sole e calce ricovertite in maison d’hotes di campagna a partire dagli anni ’80, l’ideazione di un Parco Regionale dei Tratturi è l’occasione per entrare nella buona onda del turismo lento, a piedi e in bicicletta. Secondo l’indagine “Italia, Paese di cammini 2022” di Terre di mezzo, nel 2021 80mila italiani si sono messi in viaggio su 79 cammini storici, con oltre 50mila credenziali rilasciate rispetto alle 38mila del 2020. Un’opportunità che trova qua e là, sparsi sul territorio regionale, tratturi e tratturelli in parte già fruibili, che danno il sapore di quel che sarà.
Per esempio, sul tratturo Magno L’Aquila Foggia, di 240 km, nel tratto tra Serracapriola e San Severo, nei Monti Dauni, sulla SP45 poi SS16ter s’incontrano tracce notevoli della transumanza come la Taverna di Civitate e la chiesetta tratturale della Madonna del Carmelo. S’inerpica dal Tavoliere al Gargano, fino a raggiungere l’Azienda di allevamento Michele Turco nel comune di San Giovanni Rotondo, tra le poche a praticare ancora la transumanza, la parte più panoramica del tratturo Foggia Campolato, che coincide in parte con la SS89, accostata a una complanare a zero traffico dove si pedala con agio. Sterrato e contenuto da muretti a secco è il tratturello Canosa Ruvo, percorribile a piedi e in bici nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, con una deviazione che raggiunge l’enigmatico Castel del Monte. Ruvido e poco antropizzato, bagnato da una luce così vivida che pare di essere in Arizona, l’altopiano calcareo compreso tra il litorale nordbarese e le montagne lucane che dal 2004 è Parco Nazionale, con 68mila ettari tutelati e 200 masserie storiche, è dove si concentrano gli ultimi lembi di pseudosteppa mediterranea e tutti i fenomeni carsici della Puglia: lame, doline, grotte, inghiottitoi. Un Far West di Levante, tra estesi campi di grano, dove il pane, ad Altamura, viene cotto di notte nei forni a legna di quercia e rovere su una base in pietra porosa e un “cielo” di tufo.
Corre tra carciofeti e mandorleti, parallelo alla provinciale, il tratturello Traiano, che inizia dal Ponte Romano sul fiume Ofanto e arriva alle porte di Bari. Votato alla mobilità dolce è il tratto dal Ponte al Mausoleo Bagnoli, dove s’innesta la neonata Ciclovia dell’Ofanto, poco fuori Canosa. Aree di sosta pilota sono state realizzate su uno sterrato cinto da ulivi che raggiunge, sul tratturello, l’agro di Terlizzi, tra Ruvo di Puglia e Bitonto. Ci troviamo qui sulla Via Traiana, che l’imperatore volle nel 109 per agevolare i viaggi verso Oriente.
Fonte: Il Sole 24 Ore