In Sardegna e Sicilia due telescopi per conoscere l’archeologia del cosmo

Sottoterra e in fondo al mare per esplorare i segreti dell’Universo. Dalla miniera di Lula in Sardegna agli abissi della Sicilia. La sfida per conoscere l’archeologia del cosmo e l’evoluzione passa per due telescopi. Uno da sistemare a più di 100 metri di profondità, nelle gallerie di una vecchia miniera di galena e rame in sonno, e l’altro a 3500 metri di profondità nel mare di Sicilia. Si tratta dell’Einstein telescope, e del Km3net (Cubic Kilometre Neutrino Telescope).

Dalla ricerca l’occasione di sviluppo

Due «eccellenze della ricerca scientifica» al centro delle due iniziative realizzate nell’ambito del Festival Archeologika e intitolate “L’isola del Genio e dell’Ingegno” organizzata da Fondazione Leonardo Civiltà delle Macchine, in collaborazione con la Fondazione Mont’e Prama e “Geopolitica, strategia, interessi nel mondo subacqueo” realizzato da Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine in collaborazione Marina Militare. Ambiti in cui le comunità scientifiche e locali vogliono giocare la carta dello sviluppo. Perché, nel caso dell’Einstein telescope, alla realizzazione del più potente strumento mai costruito per catturare le onde gravitazionali si gioca anche un’importante partita di investimenti che vede uno stanziamento iniziale di due miliardi per la realizzazione, 6,2 miliardi di volume d’affari, 36.000 unità di forza lavoro coinvolte per la costruzione, 160 ricercatori impegnati nel laboratorio, oltre 700 unità di forza lavoro coinvolte a regime nel funzionamento.

Governo sostiene candidatura Sardegna per l’Et

Il Governo italiano ha ufficializzato il 6 giugno 2023 la candidatura della Sardegna come sede per ospitare l’Einstein Telescope: l’osservatorio di onde gravitazionali di terza generazione inserito, nel giugno 2021, dallo European Strategy Forum for Research Infrastructures, nel novero delle grandi infrastrutture di ricerca sulle quali l’Europa ha deciso di puntare nel prossimo futuro. Una partita che registra anche il sostegno del ministero dell’Università e della Ricerca e la comunità scientifica nazionale, con il coordinamento scientifico dell’Infn e che vede competere il sito sardo con un altro che si trova nell’Euroregione Mosa-Reno, al confine tra Paesi Bassi, Belgio e Germania.

A più di cento metri sotto terra

Il progetto, come sottolineato da Alberto Masoni, Responsabile locale dei Progetti Pnrr a guida Infn Etic (Einstein Telescope Infrastructure Consortium) e TeRABIT (Terabit Network for Research and Academic Big data in Italy, ) prevede la costruzione di una grande infrastruttura sotterranea che ospiterà un rivelatore di onde gravitazionali tra i 100 e i 300 metri di profondità «per preservarlo in condizioni di “silenzio”, isolandolo dalle vibrazioni prodotte sia dalle onde sismiche, sia dalle attività umane, che costituiscono quello che viene chiamato “rumore”, in quanto fonte di disturbo per le misure che l’Einsten Telescope dovrà realizzare».

Il sito ideale e gli utilizzi futuri

Non solo, «gli studi effettuati nell’area di Sos Enattos hanno stabilito che si tratta del sito migliore in Europa e uno dei migliori al mondo per il basso rumore sismico e ambientale e per la natura della roccia». L’Einsten Telescope presenta «un potenziale scientifico eccezionale e le sfide da affrontare porteranno a sviluppi tecnologici in vari settori, tra cui la meccanica di precisione, la metallurgia, la sensoristica sismica, l’ottica, le tecnologie quantistiche e la gestione di imponenti quantità di dati con l’intelligenza artificiale, nonché a un enorme impatto sul territorio in cui sarà costruito».

Fonte: Il Sole 24 Ore