Inasprimento sanzioni per giornalisti ed editori: il nuovo ddl diffamazione

Inasprimento sanzioni per giornalisti ed editori: il nuovo ddl diffamazione

Perimetro più ampio e sanzioni più severe a giornalisti e editori. Parere choc quello votato ieri dalla commissione Giustizia del Senato (ma identico testo è oggi in discussione alla Camera) sul decreto legislativo passato poche settimane fa in consiglio dei ministri con il quale si reintroduce il divieto di pubblicazione, anche per estratti, delle ordinanze di custodia cautelare e delle relative intercettazioni allegate. Una misura presa in attuazione della delega oggetto dell’ormai proverbiale emendamento Costa contenuta nella legge di delegazione europea, la n. 15 del 2024.

La commissione, sotto forma di osservazioni, mette nelle mani del ministero della Giustizia la possibilità di rendere più severo l’apparato sanzionatorio sia sul versante dei giornalisti, per i quali ci si preoccupa comunque di precisare che il carcere dovrà essere evitato, sia degli editori. L’obiettivo è di rendere effettivo il divieto di pubblicazione, ritenuto necessario corollario alla presunzione d’innocenza di indagati e imputati, prendendo atto dell’inefficacia del sistema attuale.

Inefficace la contravvenzioni sulle ordinanze di custodia cautelare

Il parere sottolinea allora la «sperimentata ineffettività» dell’attuale contravvenzione delineata dall’articolo 684 del Codice penale, «che si risolve nella possibilità di estinguere il reato attraverso l’oblazione con il versamento di una somma irrisoria» e, ancora di più, dell’illecito disciplinare che a carico dei dipendenti pubblici (per esempio i magistrati e gli agenti di polizia giudiziaria) .

L’inasprimento, si legge nel parere, potrà allora passare anche per l’utilizzo di strumenti nuovi, e si esemplifica con il riferimento alle sanzioni previste dal decreto 231 del 2001, il provvedimento che ha introdotto la responsabilità degli enti per una ormai lunga lista di reati commessi dai dipendenti, reati dalla cui commissione l’ente ha tratto vantaggio o avuto interesse. Aprendo in questo modo la strada a misure assai severe nei confronti degli editori e legittimando una loro ingerenza sempre più forte nel lavoro giornalistico attraverso la messa a punto di quei modelli organizzativi che, se adottati e applicati, possono mettere al riparo gli enti da sanzioni.

Di più. Il parere chiede, ma sul punto andrà verificata la coerenza con la delega, punto che però non ha trattenuto la maggioranza, di allargare il perimetro dei provvedimenti oggetto del divieto di pubblicazione. Infatti le ragioni tecniche sottese al divieto per le ordinanze di custodia sono poi le stesse che dovrebbero impedire la pubblicazione di tutte le misure cautelari personali e di tutti i provvedimenti anologhi che potranno essere emessi nel procedimento cautelare.

Fonte: Il Sole 24 Ore