Incertezza e toni morbidi, così il mondo accoglie le promesse economiche ti Trump

Cosa farà Trump all’economia mondiale? Domina l’incertezza tra i leader e i governi alla notizia del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. La sorvegliata speciale è la Cina con cui Trump non ha mai nascosto di avere un conto aperto. Nelle ore della vittoria del tycoon, Pechino sceglie toni morbidi, un approccio diplomatico ai temi più scottanti. Un portavoce del ministero del Commercio, in risposta a una domanda su nuovi dazi e restrizioni tecnologiche Usa contro Pechino con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, dice che la Cina è disposta «a rafforzare la comunicazione con gli Usa, ad espandere la cooperazione e a risolvere le differenze sulla base dei principi di rispetto reciproco, coesistenza pacifica e cooperazione vantaggiosa per tutti”. La Cina, inoltre, è pronta «a promuovere lo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali bilaterali verso un equilibrio stabile» perché «una direzione sana e sostenibile è a vantaggio di entrambi e del mondo in generale». Ma, dietro le quinte, «il governo cinese si prepara al peggio» dice a Bloomberg Zhu Junwei, direttore dell’American research al Grandview Institution di Pechino. La Cina, un raro obiettivo bipartisan a Washington, è nel mirino della nuova amministrazione Trump, con le sue richieste di tariffe fino al 60% sui beni cinesi. La sua vittoria “significa pessimismo e incertezza”, dice Da Wei, direttore del Centro per la sicurezza e la strategia internazionale presso l’Università Tsinghua di Pechino.

Ha da temere anche l’Europa visti i trascorsi non proprio piacevoli tra il Vecchio Continente e Trump I. Ma anche qui si scelgono parole accomodanti per dare il bentornato a The Donald. “Lavoreremo bene con la nuova amministrazione Trump. Ho una certa esperienza di lavoro con il presidente Trump dal suo precedente mandato, quindi c’e’ qualcosa su cui costruire. Penso che sia molto importante” partire “dall’analizzare insieme quali sono i nostri interessi comuni e lavorare su questo”. Così la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, al suo arrivo alla Puskas Arena per partecipare al Vertice della Comunità politica europea, quando le viene chiesto come reagirebbe l’Europa a eventuali nuovi dazi alle importazioni da parte dell’amministrazione Trump. Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto cose non molto dissimili: «Pronti a lavorare insieme come abbiamo saputo fare durante i quattro anni con le vostre convinzioni e con le mie. Con rispetto e ambizione, per più pace e più prosperità». Subito dopo Macron e il cancelliere tedesco Scholz hanno parlato al telefono “per coordinarsi strettamente”, dice un portavoce del governo tedesco. Il messaggio che arriva dall’Eliseo è che occorre una “Europa più unita, più forte, più sovrana nel nuovo contesto”. Macron ricorda che “il nostro ruolo non è commentare le scelte dei popoli sovrani ma dire che occorre un risveglio strategico europeo”.

Toni rassicuranti anche dal Messico, uno degli obiettivi preferiti da Trump. Nella sua conferenza mattutina a Palazzo Nazionale, la presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, ha invitato la popolazione a mantenere la calma, compresi i migranti che vivono e lavorano negli Stati Uniti, dopo la vittoria del candidato repubblicano. “Ai nostri connazionali negli Usa — ha detto il capo dello Stato — ai loro parenti che sono qui, alle imprenditrici e agli imprenditori messicani, posso assicurare che non c’è motivo di preoccuparsi. Il Messico non si ferma mai”. Queste dichiarazioni arrivano dopo le ripetute minacce di Trump, durante la campagna elettorale, di imporre dazi sulle importazioni dal Messico e la promessa, formulata nel primo discorso dopo la vittoria, di “sigillare i confini” del Paese per consentire agli immigrati di entrare “solo legalmente”. Ieri sera, Sheinbaum si è congratulata con Trump per la sua vittoria esprimendo il «riconoscimento al popolo americano per il suo esercizio democratico. Sono certa — ha aggiunto su X — che continueremo a lavorare insieme in modo coordinato, con il dialogo e il rispetto delle nostre sovranità, per portare avanti l’ampia agenda bilaterale che ci unisce».

A Taiwan, le isole che la Cina rivendica come suo territorio, le preoccupazioni si concentrano sull’«imprevedibilità e sull’isolazionismo» di Trump, secondo Chen Fang-yu, assistant professor del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Soochow, citando il possibile indebolimento di AUKUS (il partenariato di sicurezza tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia) e della cooperazione in materia di sicurezza tra Stati Uniti, Giappone e Filippine. Trump ha messo in dubbio gli Stati Uniti sarebbero intervenuti in aiuto dell’hub globale dei semiconduttori nel caso in cui la Cina dovesse invadere o bloccare l’arcipelago. «Trump vede ancora le isole come merce di scambio nei negoziati con la Cina, o qualcosa di legato agli affari cinesi», ha detto Chen. «A lui stesso non importa affatto di Taiwan.»

Il Giappone probabilmente intensificherà gli sforzi per esaminare il potenziale impatto delle tariffe sulle merci inviate negli Stati Uniti, anche dialogando con le aziende e analizzando i dati commerciali, hanno affermato funzionari governativi. Il primo ministro Shigeru Ishiba potrebbe avere l’opportunità di incontrare Trump durante una sosta negli Stati Uniti al ritorno dal vertice del Gruppo dei 20 in Brasile alla fine del mese. Un funzionario giapponese ha affermato che Tokyo spera di poter riproporre qualcosa di simile allo stretto rapporto che Trump aveva con il defunto primo ministro Shinzo Abe durante il primo mandato di Trump (i due erano legati dal golf). I funzionari giapponesi citano spesso quell’amicizia come un fattore per mantenere legami stabili, nonostante le critiche di Trump al surplus commerciale del Giappone con gli Stati Uniti e a quanto paga per la protezione militare statunitense.

Fonte: Il Sole 24 Ore