Industria in contrazione a luglio: è la prima volta da due anni
Dopo un primo semestre molto positivo, l’industria italiana ed europea frena bruscamente a luglio e preannuncia una seconda parte dell’anno all’insegna del rallentamento.
A luglio l’indice Pmi manifatturiero in Italia è sceso a 48,5, il livello più basso da giugno 2020, dal 50,9 di giugno. «Il settore manifatturiero italiano ha dovuto affrontare ulteriori sfide a luglio, con un nuovo calo della produzione e dei nuovi ordini», ha affermato Lewis Cooper, economista di S&P Global Market Intelligence. «La performance più debole ha visto le aziende ridurre gli acquisti per mitigare leggermente i problemi di offerta, ma le scorte di prodotti finiti sono aumentate notevolmente. Positivo l’allentamento delle pressioni inflazionistiche. Il livello di fiducia delle imprese è stato particolarmente debole», aggiunge.
Anche l’Fmi conferma che il periodo migliore per l’economia italiana è alle spalle. Il Pil si è ripreso in modo vigoroso dal calo dovuto al Covid e lo stesso vale per l’occupazione. Ora, però, deve affrontare nuove sfide, a causa della guerra in Ucraina. È quanto si legge nel rapporto del Fondo monetario internazionale sull’Italia, appena pubblicato. Secondo l’Fmi, la crescita italiana dovrebbe rallentare dal 6,6% del 2021 al 3% nel 2022, con un ulteriore rallentamento allo 0,75% nel 2023 (stime gia’ emerse nell’ultimo aggiornamento del World economic outlook). La disoccupazione è attesa all’8,8% nel 2022 e al 9,3% nel 2023; l’inflazione, rispettivamente, al 6,7% e al 3,5 per cento.
«L’incertezza su queste previsioni è alta e i rischi al ribasso potrebbero materializzarsi e pesare sull’outlook, complicando la riduzione del debito pubblico», mette in evidenza il Fondo.
Stesso scenario di rallentamento in tutta Europa. A luglio, l’indice Pmi manifatturiero in Germania è sceso al 49,3 dal 52 di giugno, il livello più basso da giugno 2020, ma comunque meglio delle previsioni (49,2 il preliminare). «Il calo dell’indice non è una sorpresa, con segnali di allarme da diversi mesi. I nuovi ordini sono in territorio inferiore a 50 da aprile e continua il trend al ribasso poiché la domanda continua ad allontanarsi dai massimi osservati lo scorso anno, messa a dura prova dalle prospettive incerte e dal contesto di inflazione elevata», ha spiegato Phil Smith, direttore associato presso S&P Global Market Intelligence.
«Un altro forte aumento delle scorte a luglio spinge i produttori a ridurre l’attività di acquisto per la prima volta in due anni. La potenziale carenza di forniture di gas preoccupa seriamente i produttori per il prossimo anno, quindi le aspettative sono diventate negative da marzo e peggiorano ogni mese», ha aggiunto.
Fonte: Il Sole 24 Ore