Inflazione, così il prezzo del latte nel carrello è aumentato di tre volte
Chi fa la spesa lo sa bene, un litro di latte fresco può superare anche i due euro a seconda della regione di acquisto, della qualità e del marchio. Ma a meno di 1,60 euro, ormai, è introvabile. A maggio, secondo i dati di Assoutenti, il latte fresco costava il 18,8% in più di un anno prima e ad agosto, per quanto minore, l’aumento annuo risultava compreso tra il 9,8 e il 15% a seconda del tipo di latte. Fino a tre volte tanto l’inflazione certificata, insomma.
Chi si mette in tasca questo extra-margine? «Non certo gli allevatori, che oggi guadagnano meno di un anno fa», assicura Giovanni Guarneri, coordinatore del settore latte di Alleanza Cooperative, nonché presidente gruppo latte del Copa-Cogeca, l’associazione che riunisce gli agricoltori a livello europeo.
Giovedì 28 settembre, a Palazzo Chigi la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, mettono ufficialmente la firma sotto al Patto per il trimestre anti-inflazione, insieme a diverse associazioni della Gdo e dell’industria a cui si aggiungono i rappresentanti dell’agricoltura, Alleanza compresa.
Il patto prevede di offrire dal primo ottobre al 31 dicembre un paniere di prodotti del carrello della spesa a prezzi calmierati. Ma ancora molto resta da ricostruire circa la distribuzione del valore lungo la catena dei prodotti alimentari, dal campo alla tavola, in questi mesi di inflazione galoppante.
Per quanto concerne il primo anello della filiera del latte, Guarneri cerca di fare chiarezza mettendo insieme i dati provenienti da diverse cooperative che fanno capo all’Alleanza. In media, il prezzo di un litro di latte venduto sugli scaffali è composto per il 39,5% dai costi alla stalla, per il 35,8% dai costi dell’industria che lo lavora e lo confeziona e per il 24,7% dal ricarico del distributore.
Fonte: Il Sole 24 Ore