Influenza-Covid: ora si teme l’effetto Natale, il picco previsto tra inizio e metà gennaio

Influenza-Covid: ora si teme l’effetto Natale, il picco previsto tra inizio e metà gennaio

L’influenza che finora ha messo a letto oltre 4,5 milioni di italiani prosegue la sua lenta scalata dell’inverno. Nella settimana prima di Natale si sono aggiunti quasi 60omila pazienti, numeri in crescita ma inferiori alla stagione record dell’anno scorso quando il picco arrivò già a fine dicembre con quasi il doppio di incidenza dei casi. Ora però si teme l’effetto feste di Natale con la coda del Capodanno quando le grandi riunioni di famiglia o le festività riuniscono insieme persone di tutte le età. E così ora ci si aspetta un picco di casi di influenza tra inizio e metà gennaio con un aumento della pressione sugli ospedali. Anche per il Covid che continua a circolare ci si aspetta una recrudescenza proprio nelle prossime settimane.

Avanzano i casi, ma il picco potrebbe arrivare a metà gennaio

veniamo ai dati emersi dall’ultimo bollettino della sorveglianza RespiVirNet, appena pubblicato dall’Isituto superiore di sanità. Nell’ultima settimana monitorata, dal 16 al 22 dicembre, in Italia sale ancora, seppur lentamente, il numero di casi di sindrome similinfluenzale. L’incidenza a livello nazionale è pari a 10,1 casi per mille assistiti (era a 9,7 nei 7 giorni precedenti). L’anno scorso in questo stesso periodo il valore dell’incidenza era già a 18,2 casi per mille assistiti, vicino al picco che stavolta potrebbe slittare a metà gennaio. In pratica in sette giorni gli italiani messi a letto dai virus stagionali sono stati circa 597mila, per un totale stimato di 4 milioni e 573mila casi a partire dall’inizio della sorveglianza. La percentuale dei campioni risultati positivi all’influenza sul totale dei campioni analizzati risulta pari al 9,1%, in aumento rispetto alla settimana precedente (6,6%). Tra i campioni analizzati il 5,5% è risultato positivo al virus respiratorio sinciziale (Rsv) responsabile della bronchiolite tra i più piccoli, il 3,7% per Sars-CoV-2 e il 12% per rhinovirus.

I bimbi under 5 i più colpiti, Sardegna e Campania con più casi

Maggiormente colpiti restano i bambini sotto i 5 anni di età, con un’incidenza pari a 28,3 casi per mille assistiti (erano 23,3 nella settimana precedente). La seconda fascia d’età più colpita sono i bambini e ragazzi da 5 a 14 anni (incidenza pari a 11,42), seguiti dai 15-64enni (9,97) e dagli over 65 (5,92 casi per mille assistiti). In tutte le regioni/province italiane il livello dell’incidenza di sindromi simil-influenzali è sopra la soglia basale, tranne in Valle D’Aosta (ferma a 4,90 casi per mille assistiti), nella provincia autonoma di Bolzano (4,98), in quella di Trento (con il dato più basso, pari a 3,98) e in Molise (4,60). Le regioni più colpite risultano essere Sardegna (17,74 casi per mille assistiti), Campania (16,23), Liguria (14,09), Marche (11,72), Abruzzo (11,58), Lazio (11,05) Lombardia (10,51). Mentre Basilicata e Calabria non hanno attivato la sorveglianza epidemiologica e gli esperti sottolineano come sempre che “l’incidenza osservata in alcune regioni è fortemente influenzata dal ristretto numero di medici e pediatri che hanno inviato, al momento, i loro dati”.

Bassetti: “Con scuole chiuse bimbi e ragazzi portano virus in casa”

“La situazione dell’influenza sembra sia esplosa, pur non avendo raggiunto il picco. Evidentemente è normale che sia così, nell’ultima settimana la gente è stata in casa a preparare il cenone”, avverte Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova. “i bambini e i ragazzi hanno smesso di andare a scuola e hanno portato i virus in casa con i nonni, gli zii, i genitori, e i parenti vari. Così l’influenza è esplosa, come ampiamente atteso. Il picco è previsto per la metà di gennaio. La situazione negli ospedali è naturalmente di difficoltà – aggiunge ancora l’esperto – perché da un lato è un periodo in cui ci sono meno medici, meno infermieri e meno operatori sanitari e in più c’è una grande pressione data naturalmente da una popolazione, quella italiana, che è molto anziana, molto avanti con gli anni, e ha bisogno continuo di cure”. “Dovremo dire a tutti i cittadini che, siccome questa è una forma influenzale lunga che porta ad avere la febbre per 3-4 o anche 5 giorni e con temperatura a 39-40°, di non correre in ospedale soltanto perché non scende. La febbre non scende perché è il normale corso dell’influenza – conclude Bassetti – Si prendono gli antipiretici, si sta a casa. Evitiamo gli antibiotici ed evitiamo di correre nei pronto soccorso”.

Fonte: Il Sole 24 Ore