Innovazione e Sostenibilità nel Mondo della Bellezza”

Per dare vita alle sue creazioni – il profumo N°5 nel 1921 cui seguono i lanci di make up e skincare qualche anno dopo – cento anni fa, nel 1924, Gabrielle Chanel fonda la Société des Parfums Chanel e investe in un laboratorio-fabbrica a Pantin, in Francia, dove la sua immaginazione creativa diventa realtà grazie all’expertise scientifica e al savoir-faire di artigiani e produttori. Nel tempo al Centro di innovazione ricerca e sviluppo di Pantin si sono aggiunti quelli negli Stati Uniti, in Giappone, in Corea del Sud e nella Cina continentale. Più di 300 ricercatori e artigiani impiegati nei cinque centri condividono il loro know-how in sinergia, al servizio di un’organizzazione integrativa e multidisciplinare. Questi cinque siti sono connessi a vari laboratori a cielo aperto, dove si coltivano le piante da cui la maison estrae i suoi principi attivi più importanti. Si tratta di veri e propri centri di ricerca, coltivazione e sperimentazione botanica per la creazione di ingredienti naturali con tecniche di estrazione e di separazione specifiche nel rispetto degli ecosistemi naturali.

Una rete in cui tutte le conoscenze sono interconnesse e condivise tra dermatologi, responsabili della formulazione, statistici, ingegneri, coloristi, biologi, fitochimici, botanici, agricoltori o apicoltori esperti di api melipona. Un investimento importante per l’azienda che ha chiuso il 2023 con un incremento dei ricavi del 16% sfiorando i 20 miliardi di dollari con crescite a doppia cifra per tutti i settori merceologici, beauty compreso, segmento che, tra l’altro, ha visto un cambio alla guida con la recente nomina di Simona Cattaneo – ex direttore generale del marchio italiano di calzature di lusso Tod’s – come presidente della divisione Fragrance & Beauty.

Tornando al tema dell’innovazione, Chanel ha sviluppato un’agricoltura integrata e responsabile in tutto il mondo, nel cuore dei mille ettari di un network di filiere vegetali di sua proprietà: dalla camellia japonica Alba Plena di Gaujacq, ai piedi dei Pirenei, alla solidago virgaurea delle Alpi meridionali in Francia alla vanilla planifolia del Madagascar fino alla swertia delle montagne dell’Himalaya in Bhutan e alla coffea arabica della penisola di Nicoya in Costa Rica, i laboratori a cielo aperto sono la culla delle creazioni skincare del marchio: luoghi di sperimentazione per la produzione di principi attivi di origine vegetale, ma anche per innovazioni a livello sociale e ambientale ed esprimono il forte impegno dell’azienda per lo sviluppo di filiere di approvvigionamento durature grazie a collaborazioni con gli attori locali.

Per esempio, dal 2002, Chanel ha contribuito alla creazione delle piantagioni presenti in Madagascar e ha finanziato diverse ricerche fondamentali svolte sulla vaniglia endemica del Paese. Inoltre è impegnata in un programma di riforestazione nella regione meridionale di Mananjary, con l’obiettivo di preservare il suolo e gli ecosistemi in vista dei futuri cambiamenti climatici. Con questo programma voleva contribuire a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni locali, aiutandole ad aumentare il loro reddito attraverso la diversificazione delle colture. Ancora, nel 2013, ha avviato una collaborazione con il ministero dell’Agricoltura e delle foreste del Bhutan, lavorando in particolare con il Centro nazionale della biodiversità (Nbc), che ha invitato le comunità agricole locali a coltivare la swertia. L’obiettivo era garantire e avere la padronanza della produzione della pianta per il suo utilizzo come principio attivo cosmetico, aiutando al contempo le comunità isolate della regione a implementare nuovi metodi di coltivazione e far nascere nuove fonti di reddito permanenti.

Materie prime, ma non solo. La ricerca Chanel ha sempre contribuito a sviluppare una bellezza integrativa, dove il benessere delle donne passa dal corpo e dallo spirito in armonia con l’ambiente che le circonda. Per questo si allarga ad altri campi scientifici: un team dedito alla comprensione delle donne in ogni dimensione della loro vita (sociale, emotiva, culturale) contribuisce alla creazione e all’arricchimento continuo di un database di più di 60mila visi. Queste ricerche sono complementari agli studi sulla pelle e il suo invecchiamento avviati più di dieci anni fa. Ancora, il brand è stato uno dei primi a integrare, nel 1993, un laboratorio di analisi sensoriale e, più recentemente, un dipartimento di neuroscienze.

Fonte: Il Sole 24 Ore