
Innovazione Terapeutica e Rischi per la Privacy
Come possiamo immaginare, però, i neurodati raccolti da queste app sono estremamente sensibili. Non si tratta più di tracciare gli acquisti di un utente, ma di leggere i suoi pensieri.
«Il rischio è che gli utenti non siano in grado di capire a cosa vanno incontro rispetto a questi dati», spiega l’avvocata penalista Elisa Traverso.
«La normativa vigente non è ancora al passo per proteggere gli utenti dai possibili rischi sul loro utilizzo. Il GDPR del 2018, che regola la protezione dei dati personali in Europa, interviene solo dopo che la tecnologia viene messa in commercio».
«Oltretutto, non vi è nessun tipo di controllo per quanto riguarda l’acquisto dei device, e spesso questi dati vengono gestiti in paesi Extra Europei quindi, non solo non cadono sotto le regolamentazioni del GDPR ma, quando vengono gestiti da server come Google, diventa molto difficile riuscire a recuperare le informazioni», spiega Traverso.
I rischi, comunque, non si fermano qui. Come qualsiasi dispositivo elettronico, le interfacce neurali sono vulnerabili anche agli attacchi informatici. La trasmissione wireless dei dati potrebbe esporre a intrusioni, con il rischio di furto di informazioni personali. Gli hacker potrebbero accedere ai nostri dati cerebrali e utilizzarli per furti di identità, manipolazioni o ricatti.
Fonte: Il Sole 24 Ore