Insalate in busta, promozioni e discount dominano il mercato

Con l’esplosione dell’estate è entrata nel vivo l’alta stagione delle insalate fresche in busta, un prodotto a cui gli italiani non sembrano intenzionati a rinunciare. Comode e veloci, le verdure della cosiddetta “quarta gamma” sono comprate dall’85% delle famiglie per un valore di 848 milioni di euro e restano saldamente presente nei carrelli della spesa (+0,8% a valore), dimostrando di aver saputo dribblare sia gli aumenti di prezzo sia la riduzione degli acquisti attuata negli ultimi anni dai consumatori.

«Nonostante vengano da un paio di anni di rincari e siano arrivate a un prezzo medio di 7,49 euro, superiore del 10% rispetto al mondo delle verdure di quarta gamma, le vendite in volume di insalate in busta rimangono pressoché stabili – spiega Federica Bruno di NielsenIQ – Il fatto è che gli italiani cercano soluzioni che facilitino la preparazione dei pasti. E per prodotti ad alto contenuto di servizio sono disposti a pagare un prezzo leggermente più alto».

Magari, per contenere lo scontrino, le vanno ad acquistare dove costano meno e sono più “promozionate”, ossia nei discount, che valgono quasi il 30% delle vendite in volume, e che in un anno sono cresciuti del 2,4% a discapito di superette e supermercati, entrambi in calo. Altra abitudine “risparmiosa” è la scelta delle insalate a marchio della Gdo, che riescono a offrire un prezzo più basso e che hanno avuto un trend migliore rispetto a quello del mercato (+1,8% a valore e +1,5% a volume).

Del resto le private label sono le protagoniste del mercato: generano il 64% del giro d’affari della categoria e dominano lo scaffale lasciando poco spazio ai brand. Ci sono addirittura insegne che hanno scelto di vendere solo le loro private label e così molte aziende hanno abbandonato le politiche di marca per limitarsi a fare i copacker per le insegne della Gdo. Altre aziende sono persino uscite da questo settore, che ha sempre avuto una bassa marginalità visto che, secondo una ricerca condotta nel 2023, i prezzi coprono in media solo l’85,5% dei costi produttivi, complici gli aumenti dei costi energetici e la fiammata inflazionistica.

«La quarta gamma sta attraversando un momento complicato che dipende da tanti fattori, dalle sfide climatiche alle dinamiche di filiera – spiega Andrea Battagliola, presidente del Gruppo IV Gamma di Unione italiana Food –. Per questo stiamo lavorando alla creazione e allo sviluppo di tavoli di confronto tra tutti gli attori della filiera perché i temi sono sempre più complessi e, quindi, è necessario affrontarli in modo corale, mettendo a fattor comune le diverse competenze specifiche di tutta la filiera, istituzioni comprese».

Fonte: Il Sole 24 Ore