Intelligenza artificiale, la sfida è sviluppare le giuste competenze
Non è più in discussione il fatto che l’intelligenza artificiale andrà a modificare, e in modo sostanziale, molti dei processi di un’impresa. Dalla gestione delle risorse umane alle attività di customer service passando per la linee di produzione, tutte le funzioni e le operation aziendali saranno impattate dal lavoro degli algoritmi e da capacità di analisi dei dati sempre più potenziate. La sfida che devono affrontare imprenditori e manager si gioca quindi su due livelli: uno di natura tecnologica per l’integrazione dell’AI nel sistema nervoso dell’impresa e l’altro, forse ancora più complesso, di natura culturale e organizzativa per lo sviluppo delle competenze necessarie per guidare questa trasformazione. Di questi temi si è parlato nella seconda giornata dell’evento AI Transition 2024 organizzato dal Sole 24 Ore e Mauro Palmarini, direttore di Sopra Steria Next, ha ricordato come alla base di un approccio all’innovazione vi siano oggi alcuni fattori irrinunciabili. Innanzitutto la comprensione dei ritorni e dei vantaggi legati all’uso delle nuove tecnologie e la capacità di superare le difficoltà insite nel trasformare i “proof of concept” in use case vere e proprie.
Un altro punto fondamentale, non a caso, è la centralità delle persone che utilizzeranno questi strumenti. Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso Marco Gay, presidente esecutivo di Zest e dell’Unione Industriali di Torino, che ha evidenziato la diffusa consapevolezza delle possibili applicazioni dell’AI in ambito industriale, motivo per cui servono laboratori in grado di scaricare a terra l’innovazione nei distretti e nelle filiere: «È fondamentale capire come le tecnologie di nuova generazione possano portare efficienza dentro le aziende e aumentarne la competitività. Stiamo affrontando una fortissima rivoluzione che, per creare reale valore, ha bisogno di unire le competenze delle start up e l’ecosistema delle imprese e gli attori dell’open innovation. L’Ai non è una parentesi ma una traiettoria lungo la quale si gioca lo sviluppo di tutto il nostro comparto». C’è dunque necessità che i processi di innovazione non siano più solo occasionali bensì sistemici e più facilmente ingegnerizzabili, come ha osservato Daniele Pes, responsabile Innovation Gruppo Fs, e che, come ha ammonito Silvia Zancarli, Business Development & Innovation senior manager di Eit Manufacturing, il verbo della trasformazione guidato dall’Ai sia fatto proprio anche dalle Pmi, che sono la componente preponderante della struttura industriale. Dentro le imprese, in ogni caso, e soprattutto là dove ci sono dati a sufficienza e infrastrutture It di qualità, l’Ai e la Gen AI stanno iniziando a trovare terreno fertile, entrando nei processi produttivi per ridurre le attività più ripetitive e per aiutare gli operatori a gestire meglio i propri interventi, per fare analisi predittive o per progettare prodotti. «Siamo solo all’inizio – ha detto convinto Andrea Bianchi, presidente di Anie Automazione – ma c’è coscienza delle grandi potenzialità di questa tecnologia». Ciò che sicuramente non deve mancare sono le competenze. Mariapia Pedeferri, delegata della Rettrice all’Innovazione e Professoressa di Scienza e Tecnologia dei Materiali al Politecnico di Milano, ha spiegato come nella didattica «l’Ai è trasversale a tutti i corsi e va considerato uno strumento che si può applicare ovunque, anche per fare formazione, aggiungendosi in veste di facilitatore alle competenze tradizionali e diventando parte integrante del patrimonio di conoscenza dell’individuo».
Altrettanto determinante sarà garantire un accesso equo e sostenibile agli strumenti tecnologici per cambiare le modalità di apprendimento e validare l’utilità e la rilevanza della tecnologia. È però indubbio, come hanno confermato Susanna Sancassani, responsabile del Centro Metid, e Dianora Bardi, presidente del Centro Studi ImparaDigitale, che l’applicazione dell’AI generativa alla didattica possa migliorare, velocizzare e meglio contestualizzare il processo di formazione rispetto alle caratteristiche della singola persona. Chi opera nel mondo dell’education, in linea generale, ha un pensiero comune: il cambiamento sarà radicale e l’apprendimento continuo è la chiave per assicurare l’evoluzione delle competenze nel mondo del lavoro.
Fonte: Il Sole 24 Ore