Intercettazioni, tetto a 45 giorni: il Senato approva il disegno di legge
La legge prevede però un’eccezione, riconoscendo la specificità dei procedimenti per mafia e terrorismo: il limite di 45 giorni non si applicherà alle indagini su questa tipologia di reati, confermando una particolarità che trova posto anche in materia di presupposti.
Per questi ultimi infatti, già la legislazione attuale prevede che gli indizi da «gravi» scalano a «insufficienti» e l’«indispensabilità» per le indagini si abbassa a «necessità».
Si tratta di un nuovo tassello in quel più ampio progetto di riforma, di smantellamento secondo le opposizioni, della disciplina delle intercettazioni. Da ultimo, con la legge Nordio, in vigore da fine agosto, sono stati introdotti limiti alla pubblicazione, innalzato il livello di garanzie per gli estranei alle indagini, impediti gli ascolti tra difensore e indagato o imputato.
Le tappe della riforma delle intercettazioni
Ma già nell’estate del 2023 un altro pacchetto di significative modifiche era stato approvato: innazitutto l’estensione dei più flessibili requisiti degli ascolti per mafia alle indagini sui reati posti in essere con metodo mafioso, sterilizzando l’impatto di una sentenza della Cassazione, prevedendo un rafforzamento delle motivazioni nelle autorizzazioni all’utilizzo dei trojan, ripristinando la vecchia e più restrittiva disciplina dell’utilizzabilità delle intercettazioni in procedimenti diversi, obbligando il pm a una puntuale rendicontazione dei costi delle operazioni.
E tra gli asseriti interventi a tutela della privacy va almeno ricordato anche il disegno di legge in discussione alla Camera, ma già approvato dal Senato, per rendere meno agevole il sequestro degli smartphone e dei dispositivi informatici.
Fonte: Il Sole 24 Ore