Islamabad, migliaia di manifestanti chiedono la liberazione di Imran Khan

Islamabad, migliaia di manifestanti chiedono la liberazione di Imran Khan

Dal nostro corrispondente

NEW DELHI – Migliaia di manifestanti che chiedono la liberazione dell’ex primo ministro pakistano Imran Khan ieri hanno finalmente raggiunto Islamabad e il luogo dove tradizionalmente si svolgono le proteste popolari anti-governative. In serata però le forze di sicurezza erano già riuscite a disperderli e tornare in controllo di D-Chowk, uno degli spazi pubblici più simbolici della capitale.

Raggiungere il monumentale incrocio intorno al quale sorgono l’ufficio del primo ministro, il palazzo presidenziale, il Parlamento e la Corte Suprema è stata di per sé un’impresa dopo che per 48 ore i sostenitori dell’ex premier hanno dovuto trovare un modo per spostare e aggirare le barriere erette dalle forze di sicurezza per isolare la capitale dal resto del Paese. I due giorni di scontri sono costati la vita ad almeno sei persone, tra cui un civile e il ferimento di decine di altri.

Il luogo simbolo delle proteste

D-Chowk è l’abbreviazione di Democracy Chowk e per comprederne la centralità nell’immaginario dei movimenti di protesta basta dire che la scorsa estate la piazza è stata ribattezzata Gaza Chowk dagli attivisti della Save Gaza Campaign e che ieri sera la sua pagina di Wikipedia era stata modificata in modo tale che a fianco del nome ufficiale comparisse la dicitura Imran Khan’s Azadi Chowk (azadi significa “libertà” in diverse lingue di origine persiana come l’urdu).

Se e quando Imran Khan tornerà libero è difficile dirlo. Dopo la caduta del suo governo, sull’ex premier che aveva osato attaccare i vertici dell’esercito sono piovuti decine e decine di procedimenti giudiziari (per corruzione, rivelazione di segreti di Stato, incitamento alla violenza, vendita di regali di Stato e matrimonio illegale) per i quali si trova in carcere da oltre un anno.

Fonte: Il Sole 24 Ore