
Istanbul, guida a luoghi ed esperienze per innamorarsi ancora della città
Né la torre di Galata, né il piroscafo sul Bosforo e neanche la Moschea Blu o Santa Sofia. Certo, chiunque arrivi a Istanbul – anche per l’ennesima volta – tutti questi luoghi li ripercorrerà. È il fascino irresistibile della città sospesa tra Oriente e Occidente a imporlo. Ma esistono itinerari meno battuti e altrettanto seducenti. Perché, per esempio, non iniziare la giornata davanti a una enorme teca da entomologo dove sono infilzati 4.213 mozziconi di sigarette? Sono state tutte fumate da Kemal, e sotto ognuna è riportata la data o qualche indicazione sul momento in cui pendevano dalle labbra del ricco borghese nato dall’immaginazione di Orhan Pamuk, il celebre scrittore che ha scritto le didascalie di proprio pugno.
Siamo all’interno del Museo dell’Innocenza, una strana dimora colma di oggetti realizzata da Pamuk, che prende il nome da uno dei suoi più riusciti romanzi e ne è l’espressione fisica. Il museo si trova nel quartiere Çukurcuma a Beyoğlu e contiene una collezione di utensili di uso quotidiano esposti come vere e proprie opere d’arte. Poi, proprio come l’immaginario Kemal, ci si può rifugiare in uno dei tanti locali specializzati nelle prime colazioni – una particolarità turca – e addentare una menemen sorseggiando tè bollente. Perché, a dispetto di quel che si pensa sulle abitudini cittadine, qui si beve molto più tè del classico, polveroso, caffè turco. Le menemen sono omelette, disponibili in varie versioni e con diversi ingredienti, sempre accompagnate da verdure, formaggi e miele. Le migliori sono quelle di Lades, nel cuore di Taksim. Se proprio non si riesce a rinunciare al caffè, e soprattutto se non si è fan della versione turca, a pochi passi dalla torre di Galata c’è Noir Pit, con tutte le varianti di specialty coffee.
Quando si è a Istanbul è praticamente impossibile sfuggire ai richiami dei bazar. La difficoltà sta nel riuscire a individuare una rotta senza perdersi tra i vicoli multicolori. Zincirli Han è un indirizzo da intenditori: un luogo appartato, costruito intorno a una piccola corte raccolta su una minuta fontana di marmo all’ombra di un albero. La circondano costruzioni a due piani dalla facciata rosa antico: al pianterreno i negozi, sopra i laboratori tuttora attivi. In un angolo un piccolo bar che serve bevande calde ai negozianti, spesso intenti in lunghe partite di backgammon.
Şişko Osman espone la sua ricca collezione di tappeti antichi, mentre per chi è attratto da un design più contemporaneo si impone una visita ad Omar Baban Design, non un negozio ma una dimora, dove si verrà accolti da Omar, affascinante conversatore e dandy cosmopolita. Qui si incontrano mobili, suppellettili, cuscini e tessuti di grande raffinatezza. Ceramiche fatte a mano dai colori sgargianti invece da Saliha Kartal Studio, nel quartiere di Fatih, insieme a quelle di Balat e Fener area ancora autentica, sulla riva occidentale del Corno d’Oro, con le ripide stradine dove si affacciano caratteristici e coloratissimi edifici in legno che risalgono al periodo ottomano. Balat era l’antico quartiere ebraico mentre Fener, dai vicoli angusti e labirintici, porta i segni dell’emigrazione greca.
I quartieri sono ricchi di ristorantini dove gustare pietanze tradizionali e le classiche meze, ma se si vuole un vero kebab, innaffiato dal miglior raki (liquore tipico dal sapore di anice che diventa lattiginoso con l’aggiunta di acqua) occorre andare da Adana, il luogo per eccellenza dell’ocakbaşı, il servizio fronte grill. Il raki può essere insidioso a tutto pasto: l’aromatizzazione, simile all’ouzo greco, rischia di far dimenticare nell’innocente trasparenza del liquido una gradazione mai inferiore ai quaranta gradi.
Fonte: Il Sole 24 Ore