«Italia e Olanda pronte a rafforzare la lotta comune alla criminalità organizzata»
L’esperienza italiana di lungo corso nella lotta alla criminalità organizzata unita alle competenze tecniche olandesi su comunicazioni criptate e criptovalute, per fare il salto di qualità in una battaglia i cui confini vanno ben oltre quelli nazionali. Questa la sintesi dell’incontro che il ministro della Giustizia olandese, David van Weel, ha tenuto ieri a Roma con i ministri italiani della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi.
A illustrarne i principali contenuti è van Weel stesso, in un’intervista al Sole 24 Ore in cui descrive anche alcune delle misure per mettere in sicurezza i confini varate dal suo governo, come il ripristino temporaneo dei controlli alla frontiera con Belgio e Germania.
«L’argomento principale dell’incontro – conferma il ministro, 48 anni, esponente del partito liberalconservatore Vvd – è stata la lotta al crimine organizzato dove, insieme all’Italia, siamo parte di un’avanguardia di Paesi Ue pronti a adottare nuove iniziative in un contesto europeo. L’Italia per noi è un Paese importante, considerando il bagaglio di esperienza che ha in questo ambito. Esiste già un collegamento con la Polizia e con la Procura generale presso la nostra ambasciata; ciò di cui abbiamo discusso stamattina è un dialogo più strutturale a livello tecnico per imparare gli uni dagli altri, ma anche per identificare possibili ambiti di indagine congiunta».
Sul piano tecnico, il ministro olandese fa qualche esempio concreto. «Voi – chiarisce – avete una lunga storia di lotta alla corruzione, sia nel settore pubblico che in quello privato, e questo per noi è un ambito nuovo, anche se sappiamo che la corruzione fa parte anche del nostro sistema. Uno dei contributi che noi possiamo portare, invece, è un’esperienza di successo nel decifrare le comunicazioni criptate usate da network criminali. Siamo inoltre particolarmente bravi a trovare criptovalute e a risalire a chi le possiede, in modo da poter confiscare il denaro».
C’è poi il discorso più ampio della cooperazione internazionale. «Si può facilmente immaginare – fa notare van Weel – che, da un punto di vista storico o politico, l’Italia abbia una migliore percezione di quanto accade in alcuni Paesi dell’America latina o dell’Africa occidentale, come la Francia di quanto accade in altri Paesi. Quindi, se si uniscono i pezzi del puzzle, molto probabilmente scopriremo che le stesse reti criminali sono attive in tutti questi Stati, perché si tratta di organizzazioni molto grandi come le multinazionali. E insieme lavoreremo meglio per perseguirle».
Fonte: Il Sole 24 Ore