Italia terza in Europa per il beauty
l’Italia è il terzo sistema economico nella cosmesi dopo Germania e Francia con un valore di mercato complessivo atteso a fine 2022 di ben 13 miliardi. Se si guarda alle prime 30 società non quotate del comparto cosmetico europeo, sono oltre dieci le società italiane (tra queste, Sodalis, EuroItalia, Kiko, Gruppo Desa, Alfa Parf Group, Biofarma, Davines, Coswell, Maxima, Mirato e Centri Di Bellezza Yves Rocher Italia). Il dato evidenzia l’importanza nel nostro Paese di questo settore. Per molte di queste aziende il 2022 è stato un anno di forte crescita.
La fotografia è scattata dal «Report Cosmetica» de Il Sole 24 Ore Ricerche e Studi che ha analizzato i loro bilanci. In particolare, si legge nel report, secondo un’indagine di Cosmetica Italia, la cosmesi naturale e green nel 2022, ha fatto registrare un fatturato di oltre 1,8 miliardi di euro, il 16% del fatturato totale dell’industria cosmetica nazionale, e in crescita dell’11,7% rispetto al 2019. Proprio aziende come Bottega Verde hanno visto chiudere l’anno con un fatturato vicino ai 130 milioni di euro, con una crescita del 7% dopo il +12% del 2021, e circa il 15% dei ricavi complessivi (in 22 Paesi) derivante dall’online, col restante 85% generato dagli oltre 380 negozi (di cui circa la metà in franchising). Oltre all’azienda toscana, anche altre società guidano il trend, tra le quali Biofficina Toscana, La Saponaria, Aboca, Antos e Davines che, dopo aver archiviato il 2021 con un fatturato di 191,8 milioni di euro in crescita del 25,5% rispetto al 2020 e del 17,5% rispetto al 2019, prevede di chiudere l’anno con un ulteriore incremento dei ricavi del 20% a 230 milioni (si veda articolo a pagina 16). Per il 2023 il gruppo, presente in 90 Paesi con i marchi dell’haircare e della skincare, continua il suo sviluppo in Europa con una nuova filiale in Germania.
Più in generale, tra le top ten italiane per valore di fatturato (dati 2021) Sodalis (619 milioni di euro), EuroItalia (539 milioni) e Kiko (472 milioni) guadagnano il podio. Per quanto riguarda il resto d’Europa spicca Superdrug Store che per il 2022 ha registrato un fatturato pari a 1,4 miliardi di euro. La società britannica (cui fanno capo sei insegne nazionali Caddy’s, Piume, Vitulano Drugstore, Risparmio Casa, Pilato e Punto P) ha presentato il piano di sviluppo 2025 per l’Italia che poggerà su tre pilastri cardine: un modello di business con redditività sostenibile, bilancio solido e resiliente, e gestione delle best practice. Per lo stesso anno la società prevede una crescita dimensionale ed economica quantificabile in 1,8 miliardi di euro di fatturato (+25%), una crescita della forza lavoro (+36%) e 1.100 punti di vendita contro gli attuali 912 (+21%). Tra le aziende cosmetiche europee più grandi ci sono anche Oriflame Holding e, al terzo posto, Pierre Fabre Dermo-Cosmetique.
L’andamento del settore nel 2022 si riflette anche sui distributori di prodotti Cosmetic&Beauty. Douglas (con sede a Düsseldorf), ha accresciuto le vendite e gli utili nel 2022 portando la crescita nell’anno fiscale a +17% rispetto all’anno precedente, e di un 6% rispetto al periodo pre-pandemia (si veda articolo a pagina 18). Il gruppo ha registrato un incremento sia negli store che nell’e-commerce, con un fatturato annuo totale che si attesta a circa 3,65 miliardi.
Allargando lo sguardo al panorama mondiale sul podio ci sono le americane Mary Kay e la canadese Knowlton Development Corporation che si posiziona al secondo posto. Particolare il caso di Revlon Consumer Products Corp., terza, che, negli anni recenti, ha visto crescere le proprie perdite al di là dell’andamento del fatturato. Durante il 2022, la società americana, ha ricevuto da un giudice fallimentare statunitense il permesso di procedere con un prestito di 1,4 miliardi di dollari e ha successivamente trovato un accordo di ristrutturazione che trasferirà la proprietà dell’azienda ai suoi finanziatori e che consentirebbe alla società di uscire dal fallimento. Revlon ha affermato di essere in fase di analisi per trovare una soluzione per la vendita della società come potenziale uscita dal Chapter 11, la principale procedura americana di diritto fallimentare (una forma di concordato) che consente alle imprese che lo utilizzano una ristrutturazione a seguito della dichiarazione di fallimento.
Fonte: Il Sole 24 Ore