Jabil, a Marcianise licenziati gli ultimi 413 addetti
La storia dell’elettronica a Marcianise, in provincia di Caserta, si chiude proprio nel modo che le parti sociali avrebbero voluto evitare. Stiamo parlando di una lunga storia il cui inizio si perde molti anni fa, quando Jabil, la multinazionale americana dell’elettronica, ha iniziato a dare segnali negativi sulla sostenibilità del sito italiano. Segnali su cui ci sono stati molti tentativi di invertire la rotta che, però, non hanno dato l’esito sperato, al punto che la storia si chiuderà con la 223/91, la legge più invisa a sindacati e lavoratori, quella dei licenziamenti collettivi.
L’avvio della procedura di licenziamento
Jabil ha comunicato l’inizio formale della procedura di licenziamento collettivo per i 413 dipendenti dello stabilimento di Marcianise (Caserta) e la cessazione della sua attività in Italia entro marzo. Secondo quanto previsto dalla legge l’avvio dell’iter porterà al licenziamento dei lavoratori entro 75 giorni, quindi entro il 25 marzo potrebbero arrivare le prime lettere.
Il management di Jabil in Italia punta però il dito contro lavoratori e sindacati che non avrebbero sostenuto la soluzione alternativa ai licenziamenti proposta nei mesi scorsi. Secondo quanto spiega una nota Jabil «ha cercato per anni una soluzione sostenibile per le sue attività in Italia. Recentemente, Jabil Marcianise ha lavorato a una soluzione per preservare lo stabilimento, garantendo la sua sostenibilità economica e proteggendo i posti di lavoro di tutti i dipendenti. Per questa ragione, l’azienda esprime la sua delusione nei confronti dei sindacati e dei lavoratori che hanno votato contro un accordo sostenuto dal Governo (tramite Invitalia) con TME Engineering».
La proposta di cessione
In sostanza si trattava di una cessione ad un altro player con la compartecipazione del socio pubblico. Secondo Jabil, il progetto «aveva caratteristiche idonee a realizzare obiettivi di sostenibilità economico finanziaria». Quella sostenibilità che l’azienda non è riuscita a raggiungere: nel corso degli ultimi nove anni, ha infatti registrato un andamento in costante perdita, arrivando a un rosso di oltre 40 milioni nel 2019 che però si era notevolmente ridotto nel 2024. Questo ha imposto a Jabil la necessità di un cambio di rotta, con la proposta della cessione del sito di Marcianise ad un soggetto costituito da un’azienda già operativa nel settore elettronico e partecipato in maniera significativa da Invitalia. Sul progetto è però arrivato il no di lavoratori e sindacati che contavano più sugli spiragli aperti dalla riduzione delle perdite negli ultimi anni.
La bocciatura dell’accordo
La bocciatura dell’accordo, spiegano dalla multinazionale, «ha complicato la situazione, rendendo più difficile trovare una soluzione praticabile per lo stabilimento di Marcianise e i suoi dipendenti. Le attuali difficili condizioni del mercato globale non consentono ulteriori ritardi, rendendo necessario per Jabil avviare oggi la procedura di licenziamento collettivo. Jabil rimane convinta che la soluzione proposta fosse valida e sostenibile, garantendo un futuro lavorativo per i dipendenti dello stabilimento. Purtroppo, Jabil non è riuscita a raggiungere un accordo con i sindacati e i lavoratori, e di conseguenza agirà in conformità con la legge italiana seguendo la procedura di licenziamento collettivo ai sensi della L. 223/91».
Fonte: Il Sole 24 Ore