Jaguar Land Rover, 600 milioni di euro per l’impianto dedicato alle auto elettriche 

La transizione energetica di Jaguar Land Rover continua dall’aggiornamento dei suoi impianti produttivi. JLR, infatti, ha annunciato un investimento di 500 milioni di sterline (pari a poco più di 600 milioni di euro) per trasformare lo stabilimento di Halewood, per la produzione parallela di veicoli elettrici, accanto a quella dei modelli attuale a combustione e ibridi. Costruito nel 1963, Halewood grazie ai primi 250 milioni di sterline è stato ampliato di 32.364 mq per produrre i suv elettrici JLR di medie dimensioni sulla nuova piattaforma Electric Modular Architecture (Ema). Come annunciato in passato, Jaguar diventerà un marchio completamente elettrico dal 2025 e Land Rover avrà entro il 2030 una versione elettrica per ogni modello in gamma.

Elettriche e termiche nello stesso impianto

Lo storico stabilimento è stato dotato di tecnologie che includono nuove linee di produzione di veicoli elettrici, 750 robot autonomi, banchi di calibrazione Adas, tecnologia di allineamento laser per un perfetto montaggio delle parti e i più recenti sistemi di gestione digitale dell’impianto basati su cloud, per supervisionare la produzione. Questo investimento è parte della strategia Reimagine, che vedrà l’elettrificazione di tutti i marchi entro il 2030, con l’obiettivo di raggiungere l’azzeramento delle emissioni di carbonio in tutta la catena di approvvigionamento, prodotti e operazioni entro il 2039. Ad Halewood nasceranno i futuri modelli elettrici e al tempo stesso continuerà la produzione di veicoli a combustione interna e ibridi plug-in. JLR si è anche concentrata sulla massimizzazione dell’uso di energia rinnovabile, con piani di installazione di 18.000 pannelli fotovoltaici, che producono 8.600 GWh di energia, pari al 10% del consumo energetico del sito. Grazie ad una serie di prodotti rinnovabili, di cambio del carburante e di efficienza energetica, JLR punta a eliminare 40.000 tonnellate di anidride carbonica dall’impronta industriale di Halewood.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore