Jeff Wall, nulla è lasciato al caso
Nelle fotografie di Jeff Wall nulla è lasciato al caso. Le costruzioni definite cinematografiche sono frutto di una elaborata fase preparatoria finalizzata alla rappresentazione della messa in scena. Un “iper-irrealismo” che si dipana dall’arte concettuale di cui Wall si occupa negli anni ’60.
La Fondazione Beyeler inaugura la nuova programmazione di mostre ospitando una imponente retrospettiva dell’artista canadese con oltre 50 opere di grande formato, alcune delle quali esposte per la prima volta e focalizzate per la maggior parte sul corpus della produzione degli ultimi venti anni.
Sam Keller, Direttore della Fondazione Beyeler
Sam Keller, Direttore della Fondazione Beyeler, lo descrive come: “Un implacabile osservatore degli stili di vita e delle interazioni sociali delle persone nel contesto urbano di contrapposizione economica e culturale. Il suo interesse si rivolge in egual misura alla condizione degli svantaggiati ed emarginati e alla vita delle classi medio-basse e alte.
Come Manet, che egli ammira enormemente, il lavoro di Wall appare strettamente connesso con la sua città natale. La sua opera cattura sollecitazioni da una moltitudine di stimoli e motivi, dalla stll life, da immagini storiche ai paesaggi e vengono intersecati a memorie, scene ed elementi personali spesso combinati, che manifestano tuttavia alla stessa maniera uno spirito oggettivamente impassibile”.
Genesi dei lavori
Nel corso dell’incontro con la stampa è lo stesso Wall a descrivere l’ottica nella quale si muove riferendosi alle sue immagini principalmente come a dei tableaux. Sovrastando i cardini della fotografia sociale o documentaristica, vira assumendo le connotazioni di una sperimentazione dagli esiti assolutamente inediti.
Fonte: Il Sole 24 Ore