«Judas and the Black Messiah», la storia vera del leader delle Pantere Nere
Un biopic non convenzionale
Non si tratta del classico biopic su un personaggio noto, ma di un film che ribalta spesso il punto di vista: la figura di Fred Hampton (il “Black Messiah”) è trattata in maniera paritaria rispetto a quella di Bill O’Neal (il suo Judah) ed è proprio questo uno dei punti di forza e di originalità dell’intera operazione.Lo spettatore segue in particolare lo sguardo di quest’ultimo verso un personaggio da cui è, allo stesso tempo, attratto e respinto: O’Neal sembra condividere in parte la visione di Hampton, ma il suo “impegno” con l’FBI lo porterà in tutt’altra direzione.
Shaka King parla del passato per riflettere (anche) sul presente e, pur con qualche passaggio didascalico di troppo, il suo lavoro si può dire riuscito, anche grazie all’ottima prova del cast.
Svetta Daniel Kaluuya nel ruolo di Hampton, tanto da partire in prima fila per l’Oscar come miglior attore non protagonista, dopo aver già vinto il Golden Globe nella medesima categoria.
Night in Paradise
Tra le novità si segnala anche il sudcoreano «Night in Paradise», presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Protagonista è Tae-gu, l’uomo di punta di una gang criminale, che tenta di rifarsi una vita per amore della sorella malata e del nipote. Quando questi ultimi vengono uccisi in un incidente, Tae-gu decide di vendicarsi. Elimina il boss di un’altra gang e fugge lontano, ma qualcosa non andrà per il verso giusto.
Prima di esordire dietro la macchina da presa, il regista Park Hoon-jung si era fatto conoscere per aver scritto la sceneggiatura di «I Saw the Devil», film del suo più celebre collega Kim Jee-woon. Con «New World» del 2013, Park Hoon-jung aveva dimostrato notevole talento anche alla regia, seppur da quel momento in poi non sia più riuscito a confermare le sue doti.Ci riesce, almeno in parte, con «Night in Paradise», film in cui dimostra buone capacità nella gestione dei tempi di montaggio e nelle sequenze più dinamiche.La messinscena è complessivamente efficace e i personaggi sono ben scritti, ma il film sa davvero molto di già visto e soffre la lunga durata complessiva (eccessivi i circa 130 minuti), finendo per risultare un po’ prolisso e ridondante.
Fonte: Il Sole 24 Ore