K2 70: in vetta solo il portatore Alì Durani. La bandiera italiana ora in mano all’alpino Majori

K2 70: in vetta solo il portatore Alì Durani. La bandiera italiana ora in mano all’alpino Majori

CAMPO BASE K2 – C’è fermento e agitazione al Campo base tra le tende della spedizione del Cai per commemorare i 70 anni (cadono mercoledì 31 luglio) della prima salita della seconda montagna più alta del mondo da parte della spedizione guidata da Ardito Desio nel ’54. Il più teso è certamente il capo spedizione, Agostino Da Polenza presidente del Comitato Everest K2 Cnr di Bergamo e braccio destro dello stesso Desio nell’ultima fase della vita del grande geologo ed esploratore italiano.

Una serie di circostanze sfortunate si è abbattuta fin dall’inizio sulla spedizione organizzata e finanziata (con una cifra vicina ai 400mila euro). Un grande seracco ai primi di luglio si è staccato dalla parte Est del K2 abbattendosi sul campo dei ricercatori del Cnr di Venezia che stavano lavorando a carotaggi di ghiaccio in una zona finora inesplorata. Salvi per miracolo il ricercatore dell’istituto scienze polari di Venezia, Jacopo Gabrieli e la guida di Feltre, Paolo Conz. Poi è stata la volta dell’alpinista pakistana Samina Baig colpita da una grave polmonite alla quale è stata negata dall’aviazione pakistana anche l’evacuazione con elicottero dal campo base. Anche la giovanissima pakistana Amina Bano ha avuto problemi già al campo 1, salvata in extremis dalla collega italiana Cristina Piolini che le ha praticato tutte le cure necessarie ad evitare il rischio di edema e mal di montagna severo.

Nel frattempo il maltempo e le continue nevicate ritardavano le rotazioni ai campi alti per l’acclimatamento necessario alla conquista della vetta. Costrette a rinunciare da subito per tornare a valle le ultime due pakistane Nadeema Sahar e Samana Rahim mentre Anna Torretta e Cristina Piolini (veterana degli 8mila) hanno avuto problemi fisici: la Torretta mal di montagna  e la Piolini un risentimento alla schiena per evitare la caduta di un seracco.

 Infine domenica scorsa anche le due giovani guide di Aosta e Chamonix Federica Mingolla e Silvia Loreggian si trovavano costrette a rinunciare alla vetta per lo scarso acclimatamento reso impossibile da un mese di brutto tempo. “A loro come a tutti i componenti della spedizione – ha detto il presidente del Cai Antonio Montani – va il mio ringraziamento per l’impegno profuso. Ancora una volta la montagna ci ha insegnato a rinunciare”.

 Fin da subito nell’attrezzare i campi si distinguevano per rapidità ed efficienza due portatori pakistani d’alta quota Alì Durani e Muhammad Abbas. Ed è stato proprio Durani, un fortissimo 35 enne dai nervi saldissimi originario del villaggio di Hushe a valle del Gondagoro La  il primo ad arrivare ai 7700 metri del campo 4 e da lì (con respiratore) fare il balzo in vetta domenica. Per Durani si tratta della terza volta in cima alla montagna. Già l’anno scorso ha raggiunto la vetta e dieci anni fa sempre con gli italiani per i 60 anni della prima salita. Ali sabato era partito con alcuni sherpa della Seven Summit per attrezzare l’ultimo e più difficile tratto con corde fisse fino al Collo di Bottiglia e lungo il traverso. Domenica Durani ha contattato Da Polenza via radio per annunciare la vetta raggiunta e per  ringraziare il Club Alpino Italiano, il governo italiano, il Pakistan, il Gilgit-Baltistan e tutte le compagne e compagni di spedizione.

Fonte: Il Sole 24 Ore