K2: se i vecchi muli sconfiggono la potente aviazione pakistana

CAMPO BASE K2_ L’idea iniziale aveva il suo indiscutibile fascino. Portare sulla vetta del K2, la seconda più alta montagna del mondo, quattro alpiniste italiane insieme a quattro pakistane per celebrare i 70 anni della prima salita della spedizione di Ardito Desio. Una scommessa che voleva dire rendere omaggio al Paese del K2, impegnarsi per la parità di genere e incoraggiare la nascita di un’associazione di guide locali che includesse sempre più donne.
Tutte nobilissime intenzioni che, giorno dopo giorno, hanno dovuto fare i conti con una realtà ben diversa. Un divario tecnico ed atletico tra le quattro alpiniste italiane e le quattro pakistane era dato per scontato. Tanto che nelle prime rotazioni di acclimatamento se le italiane avevano cominciato a mettere piede fino al campo 2 che si avvicina ai 7mila metri, le pakistane con notevoli difficoltà erano riuscite a raggiungere il campo 1.

A ridurre al lumicino le speranze che anche una delle pakistane possa raggiungere la vetta è intervenuta una brutta infezione polmonare che ha colpito Samina Baig, alpinista che aveva già completato il circuito delle ”Seven Summit” e aveva già raggiunto la vetta del K2 con una spedizione commerciale. Samina è molto nota nel suo Paese e su di lei puntava molto il capo della spedizione K2 70 e presidente del Comitato Everest K2 Cnr, Agostino Da Polenza. Nonostante le cure prestate dal medico della spedizione e ricercatrice CNR Lorenza Pratali, le condizioni di Samina negli ultimi giorni sono andate progressivamente peggiorando. Gia’ mercoledì sera Da Polenza ha chiesto l’intervento di un elicottero dell’esercito pakistano per portare Samina in ospedale. Risolti anche i problemi assicurativi e i relativi pagamenti tutto sembrava predisposto per un’evacuazione medica giovedì 4 luglio. All’ultimo momento il centro di controllo segnalava che i mezzi aerei si trovavano impegnati in un’operazione antiterrorismo a Chilas.

Tutto veniva quindi rimandato a venerdì 5 luglio ma il tempo in zona di partenza a Skardu non consentiva i decolli. Quando la situazione migliorava a Skardu, sul ghiacciaio del Baltoro cominciavano ad addensarsi nubi. Pur non essendo condizioni proibitive il centro di controllo di Gilgit annullava l’operazione. A poco servivano gli accorati interventi di Da Polenza presso lo Stato maggiore dell’esercito e i ripetuti solleciti da parte dell’ambasciatrice italiana a Islamabad Armellin. Nella serata di venerdì, d’intesa col fratello si decideva quindi di fare scendere a valle Samina con maschera d’ossigeno calzata, in groppa a uno dei muli utilizzati dai portatori per i carichi delle spedizioni. Un viaggio di circa 90 km fino ad Askole non privo di rischi e varie incognite. Un’alternativa obbligata agli elicotteri dell’esercito che battono quotidianamente il Baltoro per fronteggiare le forze indiane al confine col Kashmir.

Insieme a Samina è scesa a valle anche Amina Bano che aveva avuto molti problemi nel raggiungere campo 1, salvata in extremis da edema celebrare per il provvidenziale intervento dell’alpinista italiana Cristina Piolini, esperta in soccorso alpino che a fatica riusciva a farla scendere con le corde fisse fino al Campo base avanzato. L’unica speranza che una delle pakistane possa ora raggiungere entro il mese gli 8611 metri del K2 sono affidati alle due rimaste al campo base ed ossia Samana Rahim e Nadeema Sahar.

Quanto alle italiane Anna Torretta guida di Courmayeur sta effettuando con successo l’acclimatamento nei campi alti così con le giovani e molto motivate Silvia Loreggian e Federica Mingolla.

Fonte: Il Sole 24 Ore