Kamala Harris propone 100 miliardi per rilanciare l’industria USA

La risposta di Kamala Harris a Donald Trump sull’economia, sul manifatturiero e il made in Usa, è arrivata da Pittsburgh, cuore della contesa Pennsylvanya e portatrice d’una lunga storia industriale. Dall’Economic Club della città la candidata democratica alla Casa Bianca ha sfoderato una nuova offensiva per recuperare lo svantaggio tra gli elettori quando in gioco sono crescita, inflazione e occupazione, uno svantaggio che persiste anche se l’ha dimezzato a sei punti. Harris, proclamatasi apertamente «capitalista», ha delineato un progetto a base di nuovi incentivi fiscali mirati a stimolare investimenti in comparti manifatturieri d’avanguardia, di nuova generazione e considerati di importanza strategica per gli Stati Uniti, per un totale che i suoi collaboratori hanno stimato in cento miliardi di dollari in dieci anni. Tra questi ci sono biotech, aerospazio, intelligenza artificiale e quantum computing, cantieristica navale, seminconduttori, data centers e energia pulita.

La campagna non ha ancora offerto dettagli più precisi sul nuovo piano. Harris ha però delineato, nel suo discorso a Pittsburgh e in un dossier di 80 pagine che lo ha accompagnato, quella che ha definito come la sua visione d’insieme: «Gli americani hanno davanti una scelta tra due cammini molto diversi per la nostra economia. Io intendo perseguire una nuova strada per far crescere la classe media».

Si è definita «pragmatica», «non legata a ideologie» e ha sottolineato che il ruolo del governo è importante ma limitato e deve essere in partnership con il privato. L’obiettivo, sotto lo slogan Economia delle Opportunità, è spuntare le critiche che la dipingono invece come estremista di sinistra.

Sul candidato repubblicano è stata sferzante: «Per Trump la nostra economia funziona al meglio se avvantaggia chi possiede i grandi grattacieli. Non chi li costruisce. Non chi depone i cavi. Non chi lava i loro pavimenti», ha affermato.

In gioco Harris ha voluto mettere adesso nuovi programmi di incentivi federali calibrati per incoraggiare l’industria domestica. Che andrebbero a integrare proposte già fatte per startup e piccole imprese e si sommerebbero alle legislazioni multimiliardarie di politica industriale già varate sotto la presidenza democratica di Joe Biden, dall’Inflation Reduction Act sulla transizione dal fossile, al Chips Act per l’high-tech e alle infrastrutture.

Fonte: Il Sole 24 Ore