Ken Fisher: Volatilità da mettere in conto ma nel tempo la Borsa conviene
Cercate sicurezza? La ricerca di una crescita paragonabile a quella delle azioni e la protezione del capitale possono sembrare allettanti viste le oscillazioni del Ftse MIB dalla scorsa primavera. Ma attenzione: come la “ciambella senza calorie” o la “pace nel mondo”, si tratta di chimere. Pura finzione. Marketing.
Per investire con successo bisogna porsi obiettivi razionali. In altre parole: crescita e protezione del capitale non possono coesistere nel breve termine.
«Preservare il capitale» come obiettivo principale è raramente la scelta migliore. Poiché il valore del portafoglio non può scendere più di tanto, non può affrontare fasi di volatilità. Ma volatilità non significa necessariamente negatività: un rialzo dell’1% e un ribasso dell’1% hanno esattamente lo stesso livello di volatilità! Evitando i ribassi vi lascerete sfuggire i rialzi, che sono molto più frequenti.
Evitare la volatilità significa perdere il 53,4% dei mesi e il 63% degli anni in cui le azioni italiane si sono apprezzate a partire dal 1969. Oppure, allungando ancora l’orizzonte temporale, il 63,1% dei mesi in rialzo e il 73,5% degli anni in rialzo dell’S&P 500 statunitense dal 1925 in dollari Usa.
Evitare la volatilità significa investire in strumenti simili alla liquidità con rendimenti esigui a lungo termine. È risaputo che i tassi sui depositi nelle banche italiane sono bassi, e si stanno comprimendo. I titoli di Stato italiani a 10 e 30 anni rendono il 3,66% e il 4,20%. Si tratta di crescita? No.
Fonte: Il Sole 24 Ore