La Borsa di Mosca blocca gli scambi in dollari ed euro. Risposta alle sanzioni occidentali
«La Russia non lascerà senza risposta simili azioni aggressive», ha assicurato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, commentando la nuova tornata di sanzioni americane annunciata ieri. Ma intanto è Mosca a essere costretta a correre ai ripari: nell’elenco delle 30 persone fisiche e 200 organizzazioni inserite nella “lista nera” del Tesoro Usa c’è anche la Borsa di Mosca, la prima del Paese. Nel giorno della Festa nazionale russa, la Banca Centrale ha comunicato immediatamente che a partire da oggi, 13 giugno, «scambi e transazioni in dollari ed euro sono sospesi, a causa dell’introduzione di misure restrittive da parte degli Stati Uniti».
Bank Rossii ha fatto sapere che per stabilire il tasso di cambio ufficiale del rublo con euro e dollaro si baserà ora sulle contrattazioni “over-the-counter”, e ha rassicurato i detentori di depositi bancari: le banche russe continueranno a effettuare acquisto e vendita nelle due valute. «Tutti i fondi in dollari ed euro nei conti e nei depositi dei cittadini e delle imprese sono al sicuro», ha spiegato la Banca Centrale.
Alla vigilia del G7 che studierà come destinare all’Ucraina i rendimenti delle riserve della Banca Centrale russa bloccate in Europa e negli Stati Uniti, il segretario al Tesoro americano, Janet Yellen, ha spiegato ieri che la nuova tornata di sanzioni mira a complicare l’esecuzione delle transazioni che sfruttano i canali rimasti a Mosca per vendere materie prime e rifornirsi di materiali e attrezzature. «Stiamo alzando il livello dei rischi assunti dalle istituzioni finanziarie che trattano con l’economia di guerra russa – ha detto Yellen – riducendo la capacità di Mosca di accedere a tecnologie, attrezzature, software e servizi IT stranieri».
Anticipando la possibilità che le sanzioni arrivassero a rendere tecnicamente impossibili le operazioni di cambio in Borsa, la presidente della Banca Centrale Elvira Nabiullina aveva chiarito in dicembre che l’eventualità non avrebbe influito eccessivamente sul corso del rublo: più della metà degli scambi in valuta avvengono al di fuori del mercato ufficiale. Il dollaro, del resto, non gioca più il ruolo di un tempo sul mercato valutario russo: se all’inizio del 2022, prima della guerra, gli scambi dollaro rublo riguardavano il 78% delle operazioni alla Borsa di Mosca, quella percentuale era scesa al 32% alla fine dell’anno scorso. A beneficio dello yuan cinese.
Dopo gli impegni raccolti alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina che si è chiusa ieri a Berlino, e in attesa di quelli del G7 al via oggi in Puglia, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ricevuto ieri un’altra buona notizia in occasione della visita a Budapest di Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato. Che ha raccolto dal premier ungherese Viktor Orban l’impegno a non bloccare le prossime decisioni dell’Alleanza Atlantica a sostegno dell’Ucraina, «malgrado differiscano – ha detto Orban in conferenza stampa – dalla nostra valutazione razionale della situazione». Leader del Paese europeo rimasto più in sintonia con la Russia, Orban ha detto di aver ricevuto da Stoltenberg la rassicurazione che l’Ungheria potrà continuare a rifiutarsi di mandare armi e tantomeno uomini in Ucraina.
Fonte: Il Sole 24 Ore