La calzetteria del Salento torna a crescere

La calzetteria del Salento torna a crescere

Segnali di vitalità dalla calzetteria del Salento, un polo che in passato, prima della crisi del 2008, aveva assunto un peso di spessore europeo insieme a quello di Brescia. Nel Tac pugliese – a differenza del calo del 4,2% del calzaturiero del nord barese (polo Barletta-Trani) – distretto della calzetteria del Salento è cresciuto, nei primi nove mesi del 2024, del 16,1% rispetto allo stesso periodo del 2023, quando aveva registrato un -10,7%, così dimostrando -come si legge nel report di Intesa Sanpaolo sui distretti del Mezzogiorno – che strategie basate sulla diversificazione commerciale possono ancora creare valore. La diversificazione è soprattutto legata alla scelta di produrre calze di fascia alta, alla customizzazione, cioè alla loro personalizzazione per piccoli lotti con iniziali ricamate, scelta del colore, del formato,del packaging, tutto frutto di rapporti betobe con il committente estero e del peso crescente della calza tecnica e sportiva. Da qui i risultati all’estero con 35 milioni di euro di export, 5 in più dello stesso periodo del 2023, con un trend trimestrale passato, nel 2024, dal +14,3 del primo al +15,7 del secondo per finire al + 18,4% del terzo ed ultimo. “L’andamento sui mercati esteri è di sostanziale tenuta e crescita – spiega Alessandro Benisi, amministratore della Paramonte Calze di Racale e numero due di Piccola Industria di Confindustria Lecce. Noi esportiamo il 10% della produzione soprattutto verso Francia e Germania. Si tratta di ordini personalizzati nei quali il made in Italy è molto apprezzato”. La Paramonte, 2 milioni di fatturato nel 2024, è licenziataria dei brand Lancetti per la calza classica e Legea per quella sportiva, segmento in forte crescita. Il distretto – concentrato nell’area compresa tra Racale, Melissano,Corsano, San Donaci, Tiggiano – tiene dunque il punto, con qualche performance nell’export superiore alla media del 10%, soprattutto dopo la parentesi Covid che, nei primi 6 mesi del 2021, aveva segnato, nell’export, addirittura un crollo 57% rispetto al 2019, in valore 12,4 milioni, risentendo, in particolare, del brusco calo verso la Svizzera, con qualche recupero nel Regno Unito. Il comparto – che nell’area conta un nucleo di aziende strutturate e molti contoterzisti – ha beneficiato in qualche modo del reshoring da Cina e Turchia seguito alla pandemia con il rientro, nel Salento, di una serie di lavorazioni delocalizzate sulle quali, visto il loro valore unitario relativamente basso, il risparmio sui costi di trasporto delle produzioni tornate dalla Cina ha fatto e fa la differenza. In crescita media del 10% è l’export del calzificio Chiara (1,1 milioni di fatturato nel 2024) attivo a Racale dal 1982. Piacciono soprattutto le sue calze classiche che riproducono, grazie a software dedicati e personale specializzato, i quadri di grandi pittori ordinati dai committenti. Tutta la produzione di questo calzificio – classica e sportiva – è destinata all’export con prevalenza netta (60%) del mercato tedesco, seguito da quello francese, svizzero, infine Usa, scesi nel dopo Covid dal 30 all’8-9%. “L’azienda – spiega Marco Giannelli, amministratore unico della srl – ha un ufficio interno di design grazie al quale siamo in grado di personalizzare le richieste dei clienti esteri. Ci aspettiamo molto nel 2025 soprattutto da quelli del centro e nord Europa”. Numeri di export in crescita anche per il calzificio L’Ord di Tiggiano. Attivo dal 1989, il calzificio esporta soprattutto in Olanda e la produzione riguarda esclusivamente la calza classica, anche in questo caso seguendo la logica degli ordini customizzati con filati pregiati, certificati e rigorosamente made in Italy, in cashmere, in cotone, in lana.“Stiamo andando bene all’estero – dice Fabio Orlando, titolare della srl. La competizione è molto forte, ma la qualità dei nostri filati, insieme all’innovazione creativa, ci consentono di stare sul mercato”.

Fonte: Il Sole 24 Ore