La Cina prepara una legge ad hoc per far crescere le aziende private

La Cina prepara una legge ad hoc per far crescere le aziende private

Come ha stabilito la Central Economic Work Conference dello scorso mese di dicembre, il 2025 sarà l’anno della legge che promuove le imprese private. Il progetto, per il momento, è in cantiere. Ma i principi fondamentali alla base del testo sono stati trasmessi dal presidente Xi Jinping direttamente ai grandi capitani d’industria cinesi, specie quelli delle aziende più innovative, in un summit che non si teneva più ormai dal lontano 2018. Grandi rassicurazioni da parte del potere centrale: il business privato sarà tutelato, per il bene del Paese.

La nuova legge. Il settore privato – lo ha ricordato nell’ultimo report a consuntivo del 2024 il National bureau of statistics – contribuisce a oltre il 60% del Pil, al 48,6% del commercio estero, al 56,5% degli investimenti in beni fissi, al 59,6% delle entrate fiscali e a oltre l′80% dell’occupazione urbana. Ma la fiducia delle imprese private è evaporata dopo la raffica di misure restrittive a livello normativo, i disagi legati alla pandemia e alle guerre commerciali globali. C’era bisogno di una iniezione di pragmatico ottimismo, così le autorità cinesi hanno iniziato a redigere la legge all’inizio del 2024, prima che il Partito la includesse nella lista delle cose da fare per le riforme in occasione del Terzo Plenum di luglio.

Nel mese di ottobre, il ministero della Giustizia e la Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme hanno pubblicato congiuntamente una bozza aperta ai commenti del pubblico. Il testo comprende una serie capitoli che puntano a garantire la concorrenza leale, a migliorare gli investimenti e i finanziamenti per le imprese private, a sostenere le loro innovazioni tecnologiche, a migliorare i servizi e il sostegno del Governo e a proteggere i diritti delle imprese e degli imprenditori privati. Nei fatti il progetto per lo più riafferma o fa riferimento a politiche o disposizioni legali già esistenti ma, come spesso accade con le leggi cinesi, manca l’enforcement, vale a dire tutta la parte necessaria a garantire l’applicazione effettiva delle varie norme.

Gli imprenditori privati. Al centro delle attenzioni ci sono loro, gli imprenditori privati, di volta in volta osannati, ripudiati, riabilitati. Quelli che hanno seguito alla lettera il principio di Deng Xiaoping “arricchirsi è glorioso”. Per le grandi aziende tecnologiche, il meglio del settore privato della Cina, la nuova svolta è stato l’incontro nella Great Hall of People con il presidente Xi Jinping. Una sorta di armistizio che chiude un quinquennio in cui troppe volte si sono ritrovate sull’orlo del precipizio. A quella fetta di campioni pari al 30% del Pil cinese era stato chiesto di assecondare lo sviluppo del socialismo con caratteristiche cinesi ma, accettando i paletti giuridici del Governo centrale, le imprese private hanno rallentato la corsa, in casa e fuori. Adesso che gli equilibri mondiali si giocano proprio sul terreno dell’innovazione tecnologica le Big Tech cinesi devono tornare all’ovile, coccolate dalla promessa di stabilità e dalle rassicurazioni di Xi Jinping che le politiche per le imprese private non cambieranno e i diritti legali degli imprenditori private saranno protetti e incorporati nel socialismo con caratteristiche cinesi.

La rosa dei privilegiati. Tra gli eletti a corte è spuntato anche Jack Ma il fondatore, 35 anni fa, di Alibaba, ma anche il primo businessman finito nell’ombra per aver puntato il dito contro gli alti papaveri del settore finanziario, a suo dire, non a passo con i tempi. Perché c’è stato un tempo in cui la Hurun list, la Bibbia dei ricchi cinesi, veniva bollata come la lista dei necrologi. Chi scalava le classifiche della ricchezza prima o poi ne avrebbe pagato il fio. Al culmine della battaglia per la ridistribuzione del reddito è stato chiesto ad Alibaba e Tencent di versare alla causa della comune prosperità, rispettivamente, ben 15.5 e 7.7 miliardi di dollari, necessari a colmare il divario di ricchezza.

Fonte: Il Sole 24 Ore