La Commissione Ue dà il via libera al piano italiano di riduzione del debito
STRASBURGO – Nell’ambito dell’entrata in vigore del nuovo Patto di Stabilità, la Commissione europea ha valutato positivamente i piani di risanamento ricevuti dai paesi membri in queste ultime settimane. Dei 22 piani presentati, 20 hanno ricevuto l’approvazione dell’esecutivo comunitario. Solo quello olandese dovrà essere rivisto, mentre quello ungherese è ancora oggetto di analisi. Il piano italiano è stato invece approvato. Approvata è stata anche la Finanziaria per il 2025.
«Questi piani contribuiranno alla sostenibilità di bilancio e promuoveranno una crescita sostenibile e inclusiva», ha commentato il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, notando che dei 20 piani approvati, cinque di essi (tra cui quello italiano) sono di sette anni, anziché di quattro. «I piani riflettono le priorità comuni dell’Unione europea, ovvero rafforzare la resilienza economica e sociale, avanzare con la transizione verde e digitale e rafforzare la capacità di sicurezza dell’Europa».
I piani nazionali approvati sono relativi ai seguenti paesi: Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Grecia, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia. «Per questi Stati membri – si legge nella documentazione distribuita a Strasburgo oggi, martedì 26 novembre – la Commissione raccomanda al Consiglio di approvare il percorso di spesa netta incluso in questi piani».
Nel contempo, Bruxelles ha anche analizzato i bilanci nazionali relativi al 2025, sempre sulla base delle nuove regole del Patto di Stabilità, che guardano con attenzione all’andamento della spesa statale netta. Più in generale, la Finanziaria deve essere coerente con i piani nazionali di risanamento dei conti pubblici. Secondo Bruxelles, il bilancio per il 2025 dell’Italia (tuttora oggetto di schermaglie politiche) è in linea con le raccomandazioni di bilancio, insieme a quelli di Grecia, Cipro, Lettonia, Slovenia, Slovacchia, Croazia e Francia.
I bilanci di Estonia, Germania, Finlandia e Irlanda non sono invece considerati pienamente in linea in quanto la spesa netta annuale (Finlandia, Irlanda) e/o cumulata (Estonia, Germania, Irlanda) è prevista al di sopra dei rispettivi massimali. I bilanci del Lussemburgo, di Malta e del Portogallo sono valutati non pienamente in linea con la raccomandazione perché questi paesi non eliminano gradualmente le misure di sostegno energetico, come raccomandato dal Consiglio.
Fonte: Il Sole 24 Ore