La comunicazione sostenibile e il digitale in una prospettiva ambientale

Mi stai dicendo che il lavoro ibrido e l’esplosione delle attività digitali nel contesto pandemico hanno aggravato il quadro?

Dico che i numeri sono clamorosi: l’anno scorso, ogni minuto, gli 8 miliardi di umani che affollano il pianeta hanno condiviso 1,7 milioni di contenuti su Facebook, visto 43 anni di video in streaming, condiviso 700 mila Reels su Instagram, inviato 360 mila tweet su X. Ripeto: ogni sessanta secondi abbiamo spedito 241 milioni di email, 41 milioni di messaggi whatsapp, ordinato quasi mezzo milione di dollari su Amazon, dialogato con l’intelligenza artificiale di ChatGpt 7.000 volte, ed effettuato 6,3 milioni di ricerche su Google, ciascuna delle quali produce dai 7 ai 15 grammi di Co2. Sono numeri fino a oggi sfuggiti alla nostra attenzione perché inafferrabili: difficili persino da immaginare, eppure noti da molti anni. Un brano di successo come “Drivers License” di Olivia Rodrigo in un anno ha prodotto Co2 quanto 4000 voli Londra – New York. Il video Gangnam Style del cantante sudcoreano Psy, visualizzato oltre 2 miliardi di volte in un anno, ha consumato da solo 297 GWh di elettricità, quanto il fabbisogno annuale della mia città, Cagliari. Questo pachidermico proliferare di dati mette in moto un meccanismo inquinante ed energivoro che ci impone almeno due domande senza precedenti: possiamo permettercelo? Ne vale la pena?

Per compensare i numeri eclatanti di un tale inquinamento globale bisognerebbe piantare ogni anno 2.400 miliardi di alberi, ossia una superficie pari a 2,5 volte la Russia. Spinta dalle transazioni finanziarie ad alta frequenza, dall’avvento del 5G e dell’Intelligenza Artificiale, dal mining delle criptovalute e dalla cyber war per il dominio tecnologico (ma anche dalle indecorose montagne di selfie coi piedi in mare, e video buffi di gattini prodotti dagli utenti comuni) entro il 2040 le emissioni di Co2 dell’industria digitale aumenteranno del 775%, passando dall’1,6% del totale delle emissioni nel 2017 al 14%. Il numero di magia è perfetto perché il trucco non si vede: ogni minuto i 102 Mb di dati che ciascuno di noi produce fanno il giro della terra in 30 millisecondi, dieci volte più veloci di un battito di ciglia. Dando un illusorio senso di leggerezza, immediatezza e assenza di sforzi ai nostri click quotidiani.

Cosa può fare il singolo utente-topolino per mitigare i danni di questa enorme montagna prossima a franare?

Basta poco. E da poeta ho grande rispetto del poco perché è la misura che ci separa dal troppo e dal superfluo. Per esempio tutti possiamo:

Fonte: Il Sole 24 Ore