La Cop di Dubai parte con l’intesa sul fondo per i danni climatici
La Cop28 di Dubai prova a scrollarsi di dosso un po’ del pessimismo e delle polemiche che l’accompagnano: preparato per tempo, l’accordo che dovrebbe rendere operativo il fondo loss&damage è stato annunciato ieri, nel giorno di apertura della Conferenza mondiale sul clima. È lo strumento pensato per ripagare i disastri causati dal riscaldamento globale nei Paesi più vulnerabili ed è stato istituito durante la Cop27, in Egitto: uno dei pochi risultati concreti del vertice del 2022. Mancava l’ultimo tassello, c’è voluto un anno per cesellarlo.
Il presidente della Cop28, Sultan al-Jaber, ieri ha dichiarato che la decisione invia un «segnale positivo». Tocca ora ai Governi annunciare i contributi con i quali sarà finanziato il fondo. Alcuni lo hanno già fatto: 100 milioni di dollari arrivano dagli Emirati Arabi Uniti, che ospitano la Cop (e si devono difendere dall’accusa di sfruttare il vertice per promuovere contratti sul petrolio), altri 245 milioni sono promessi dall’Unione Europea (la Germania da sola ce ne mette cento), 51 milioni dalla Gran Bretagna, 17,5 milioni dagli Stati Uniti e 10 milioni dal Giappone. Si sarebbe già superata quota 500 milioni: una goccia rispetto alle centinaia di miliardi che il climate change costa ai Paesi in via di sviluppo.
«La responsabilità cade ora sulle nazioni ricche, che devono far fronte ai loro obblighi finanziari in modo proporzionato al loro ruolo nella crisi climatica», ha affermato Harjeet Singh, di Climate Action Network. Singh ha sottolineato però che «l’assenza di meccanismi di rifinanziamento definiti, solleva seri interrogativi sulla tenuta del fondo a lungo termine». Per Fatima Denton, del Climate crisis advisory group, «anche se molti nel Sud globale lo accoglieranno con favore, l’annuncio di oggi non è sufficiente a fornire il sostegno di cui i Paesi vulnerabili hanno urgentemente bisogno». Simon Stiell, a capo della Convenzione Onu sul climate change, ha comunque parlato di «decisione storica».
Il fondo sarà ospitato dalla Banca Mondiale per i primi quattro anni e sarà lanciato nel 2024. Un rappresentante dei Paesi in via di sviluppo avrà un posto nel consiglio di amministrazione. Stati Uniti ed Europa hanno insistito sul fatto che tutti i Paesi in grado di farlo dovrebbero contribuire, quindi anche Cina, India, i petro-Stati del Golfo e le altre grandi economie emergenti. La precedenza nell’erogazione degli aiuti andrà agli Stati più vulnerabili.
I Paesi a basso reddito chiedevano da quasi trenta anni un fondo loss&damage, che non va confuso con gli aiuti per l’adattamento, cioè per gli investimenti necessari a prevenire e limitare i danni causati da alluvioni, uragani, siccità. Esigenze finanziarie enormi, che si sommano agli investimenti per la transizione energetica, cioè per tagliare le emissioni di gas serra.
Fonte: Il Sole 24 Ore