La cultura è fuori dalla crisi

Il rapporto non indica, a nostro avviso colpevolmente, il livello dei consumi relativi all’industria del videogame e delle piattaforme in streaming on-demand, nuove forme di fruizione culturale che hanno sostituiti i consumi classici di cinema, teatro e tv.

Nel 2023, l’indicatore della partecipazione culturale si attesta al 35,2%, in forte aumento rispetto al 2022 (+12%), riportandolo per la prima volta ai livelli del periodo precedente alla pandemia (nel 2019 era pari al 35,1%). Rispetto al pre-pandemia si può ormai affermare che i livelli di partecipazione abbiano recuperato gli indici precedenti, con l’indicatore di partecipazione che supera di 0.1 punto percentuale il valore nel 2019 pari a 35,1%, con alcuni settori balzano in avanti come i concerti di musica non classica (+7,4%), le visite a siti archeologici e monumenti (+8,4%) e di musei e mostre (+2,5%); tra i principali siti si può registrare la grande crescita del Colosseo che supera i 12 milioni di visitatori (+25,3% vs 2022), delle Gallerie degli Uffizi che registrano oltre 5 milioni di visitatori (+26,4%), di Pompei con più di 4 milioni di ingressi (+33,6%) e del Museo Egizio di Torino che taglia il traguardo del milione di visitatori e cresce del 16,7%. Di segno diverso il caso del cinema la cui fruizione pur incrementando moltissimo nel 2023, rimane ancora 15 punti percentuali al di sotto dei valori del 2019.

Negli ambiti presi in considerazione regioni come Basilicata, Sardegna, Molise e Sicilia, ricoprono le ultime tre posizioni della classifica. Spiega Cancellato come la cultura debba essere considerata una medicina per prevenire patologie e malattie psicosomatiche e quindi l’acquisto di un prodotto musicale, di un libro, di un biglietto del cinema, di un museo debbano essere considerate come delle medicine per la mente e il corpo. Lo Stato, come ha fatto per il cinema, dovrebbe incentivare i consumi culturali attraverso sconti e la leva fiscale.

Investimenti in cultura

Complessivamente positivo anche il quadro degli investimenti, dato non scontato per un settore che negli anni ha sempre sofferto per la scarsità delle risorse. Lo stanziamento statale per la cultura, vale a dire quanto destinato al bilancio del MiC, pur rimanendo su livelli decisamente più alti di quelli pre-Covid, registra un leggero decremento per gli anni 2023 e 2024. Non essendo ancora disponibili i bilanci consuntivi del Ministero, guardando ai previsionali da Legge di Bilancio, si segnalano flessioni tra il 3 e il 7% negli anni suddetti, nei quali in valori assoluti lo stanziamento MiC, passa dai 3,8 miliardi di euro del 2023, ai 3,5 del 2024. Flessioni simili si registrano anche nelle risorse per spettacolo e cinema: il Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo nel 2024 è pari a 424 milioni di euro in diminuzione rispetto al 2023 del 6,5%. Il Fondo per il Cinema, che nel 2024 ammonta a 696 milioni di euro, segna invece una flessione del 6,7% sull’anno precedente. Riguardo le amministrazioni comunali i dati consuntivi disponibili al 2022 continuano a segnalare una risalita delle risorse che complessivamente superano i 2,3 miliardi, +13% sul 2021, con in particolare le variazioni più alte nelle Isole (+19%) e nel Sud (+17%); mentre la crescita più contenuta è quella del Nord-Est +7,6%. I Comuni sembrano comunque aver pienamente recuperato gli anni di restrizione finanziaria della crisi (2020-2021), rispetto al 2019 infatti le risorse stanziate sono in crescita del 16,7%. Rispetto ai bilanci delle Regioni, la voce destinata a beni e attività culturali, seppure con variazioni nelle singole regioni e andamenti diversi risulta fino al 2021 abbastanza stabile, attestandosi poco sopra gli 1,1 miliardi di euro nel totale nazionale. Per gli anni 2023 e 2024, per i quali i dati sono però previsionali, sembra configurarsi una crescita, anche se altalenante, intorno agli 1,3 miliardi di euro.

Fonte: Il Sole 24 Ore