La cultura raschia il fondo del barile con fondi di riserva ed emergenziali

La cultura raschia il fondo del barile con fondi di riserva ed emergenziali

In concomitanza all’approvazione della Legge di bilancio 2025, è stato varato il Decreto Cultura (DL 27 dicembre 2024, n. 201), definito dal Ministro della Cultura Alessandro Giuli come “un primo passo per rispondere alle esigenze della catena del valore della cultura”. Nonostante i pesanti tagli previsti per il Ministero della Cultura dalla Manovra finanziaria, il Decreto Cultura segna un traguardo importante per il neo-ministro, che porta a casa l’approvazione di una misura che riflette la sua visione strategica per il settore. Le misure previste dal Decreto, che vanno dalla rigenerazione delle periferie all’accesso alle biblioteche, fino alla cooperazione internazionale, trattano temi cruciali per la politica culturale del paese, eppure più che un programma concreto, l’atto sembra un vademecum politico. Tralasciando il giudizio sui contenuti, è importante sottolineare come tali azioni di pianificazione e visione strutturale, che avrebbero dovuto trovare spazio nella Legge di bilancio, vengono invece inserite in un decreto legge, giustificate da una “straordinaria necessità e urgenza”, per poter accedere ai fondi di riserva previsti per situazioni eccezionali.
Nonostante la stabilità della maggioranza, l’attuale Governo ha utilizzato frequentemente questa procedura, con una media di quasi 3,5 decreti legge al mese. Di questa tendenza a far legge tramite decretazione d’urgenza, che altera il sistema delle fonti e distorce l’iter legislativo classico e garantista, non è esente il settore culturale come dimostra, appunto, l’adozione del Decreto Cultura, che attribuisce carattere di urgenza a una serie di previsioni portanti per la politica culturale del paese e che, quindi, avrebbero dovuto trovare collocazione nella Manovra finanziaria, accompagnate da stanziamenti adeguati. In una situazione già preoccupante, segnata dalla carenza di fondi e di una visione chiara, che paralizza il settore culturale da tempo, solleva più di una domanda il fatto che il finanziamento di biblioteche, librerie, editoria e istituzioni avvenga tramite decretazione d’urgenza, facendo ricorso, come si diceva, a fondi speciali, e non attraverso un piano pluriennale adeguatamente finanziato, frutto di una visione condivisa sul ruolo fondamentale di questo settore per il nostro paese.

Piano Olivetti e Piano Mattei, come vi finanzio?

L’urgenza e la necessità dello strumento scelto, mal si sposa con la lettera del provvedimento, che mette in piedi due pianificazioni strategiche a lungo termine. La prima delle due, il Piano Olivetti (Art. 1), ispirato alla visione innovativa dell’industriale di Ivrea, Adriano Olivetti, guida la visione degli articoli successivi, svolgendo il ruolo di contenitore per eventuali futuri stanziamenti. Il Piano, che avrebbe dovuto attingere a piene mani dall’accantonamento relativo al MiC nei “Fondi di riserva e speciali” della missione “Fondi da ripartire” dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) per il triennio 2024-2026 sarà finanziato, invece, “nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente, con uno o più decreti del Ministro della Cultura”. A Bilancio vigente, come si diceva, non sono stati previsti stanziamenti per la realizzazione di questo Piano e, pertanto, non è chiaro da dove verranno attinti tali risorse. Ciò che è certo è che l’istituzione dell’Unità di missione temporanea da 3 milioni di euro, inizialmente prevista, è stata, invece, soppressa.

Il secondo dei due piani, il Piano Mattei, che deve il nome all’imprenditore, partigiano e politico Enrico Mattei, è un progetto di diplomazia e di investimenti verso il continente africano, già varato lo scorso anno, e che in questo Decreto ritrova la sua dimensione culturale. Il Piano prevede l’istituzione di una Unità di missione, alle dirette dipendenze dell’ufficio di Gabinetto del MiC, con funzioni di progettazione, impulso, coordinamento e controllo di progetti e interventi di cooperazione culturale con Stati e Organizzazioni Internazionali africane, anche in raccordo con la struttura di missione della Presidenza del Consiglio per e con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Il DL prevede il finanziamento della sola Unità e non dei vari progetti con uno stanziamento di 866.069 euro annui per 2025, 2026, 2027 e 2028 mediante riduzione delle proiezioni dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2024-2026, nell’ambito del programma “Fondi di riserva e speciali” del MEF, che chiameremo di seguito “Fondo speciale di parte corrente”.

Supporto straordinario alla filiera del Libro

Il confronto tra la filiera del libro e il MiC andava avanti da qualche mese e i fondi destinati al comparto erano stati annunciati dal ministro Alessandro Giuli già in occasione del suo insediamento. Nello specifico, in attuazione del Piano Olivetti, all’art.3 del Decreto Cultura, sono previsti 30 milioni di euro per biblioteche ed enti di promozione della cultura libraria e archivistica beneficiari di contributi statali. Le risorse saranno distribuite in 24,8 milioni per il 2025 e 5,2 milioni per il 2026 e destinate all’acquisto di libri fisici e digitali. Ulteriori 4 milioni di euro, stanziati per il 2024, già concluso, favoriranno l’apertura di nuove librerie gestite da giovani fino a 35 anni. In aggiunta, al fine di potenziare l’offerta culturale dei quotidiani cartacei, attraverso il rafforzamento delle pagine dedicate a cultura, spettacolo e settore audiovisivo, viene istituito un fondo sperimentale con una dotazione di 10 milioni di euro per l’anno 2025, da ripartire nello stato di previsione della spesa del Ministero della Cultura. Come si legge dal Decreto, questi fondi risulteranno dalla riduzione delle proiezioni dello stanziamento del citato “Fondo speciale di parte corrente”.

Fondi di riserva e speciali di parte corrente

In risposta alla richiesta di chiarimento da parte di Arteconomy sulla provenienza dei fondi utilizzati per il finanziamento del Decreto Cultura, i portavoce del MiC hanno indicato quelli previsti dalla “Tabella A (“Fondo speciale di parte corrente”, ndr) e Tabella B (“Fondo speciale di conto capitale”, ndr) per il 2025”. Tuttavia, dal Decreto, si evince che i prelievi previsti ricadono esclusivamente sulla Tabella A, allegata al Bilancio vigente 2025, la quale dispone un accantonamento per il MiC pari a 42,6 milioni di euro. A norma dell’articolo 21 della L. 196/2009, questi fondi speciali di parte corrente sono destinati alla copertura dei provvedimenti legislativi compresi nel bilancio pluriennale e, in particolare, di quelli correlati al perseguimento degli obiettivi indicati nel DEF per l’anno fiscale. I prelievi dall’accantonamento in Tabella A, previsti dal Decreto Cultura, come si evince dalla Tabella 1, lasciano ben pochi fondi (4,4 mln) in caso di reale stato d’emergenza. Inoltre, l’accantonamento previsto per il MiC risulta già gravato da prelievi pluriennali fissi stabiliti da precedenti decreti legge ancora in vigore. Tra questi, figurano le spese per un dirigente di livello generale, due dirigenti di livello non generale e 25 ulteriori posizioni dirigenziali presso soprintendenze, biblioteche e archivi, per un costo complessivo di 3,59 milioni di euro annui dal 2020. Pertanto, si può sostenere che, al 1 gennaio 2025, i “Fondi di riserva e speciali di parte corrente”, che prevedono una copertura per misure emergenziali per tutto l’anno fiscale, siano esauriti.

Fonte: Il Sole 24 Ore