La fabbrica Intel in Italia? Sfida tra Piemonte, Veneto, Puglia e Sicilia
Le candidature presentate dalle Regioni sono arrivate al ministero dello Sviluppo. I tecnici del Mise ci hanno lavorato e il dossier è pronto per essere inviato all’investitore. «La partita la sta giocando direttamente il premier Draghi» riferiscono diverse fonti. Dovrà essere lui a convincere il gigante Intel a scegliere l’Italia per costruire nuovi poli produttivi di componenti elettroniche. Una partita doppia quella che si sta giocando, con il colosso americano che avrebbe messo sul tavolo una duplice richiesta: un’area da oltre 3 milioni di metri quadri dove realizzare polo produttivo e Centro ricerche (Front end) e una seconda area da circa 350mila metri quadri destinata alle attività di back end come l’assemblaggio.
La candidatura del Piemonte
A favore del Piemonte è arrivato l’endorsement prima del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che e poi del presidente degli industriali Aldo Bonomi, ma la partita resta aperta. «Abbiamo proposto una gamma ampia di alternative» sottolinea l’assessore allo Sviluppo economico del Piemonte Andrea Tronzano.
Tra le aree inserite nel dossier che il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha consegnato a Roma poco meno di dieci giorni fa c’è la proposta, tra le altre, di un’area interna al comprensorio di Mirafiori, oltre a due siti “greenfild” in provincia di Novara e di Vercelli, che potrebbero candidarsi ad ospitare un insediamento industriale a seguito di un Accordo di programma.
Per il Piemonte si tratta di una partita che guarda al rilancio industriale dell’intera regione. «Alla base del dossier – rileva Marco Gay presidente di Confindustria Piemonte – c’è stato e ci sarà un ottimo lavoro di partenariato pubblico privato, con il coinvolgimento anche dei poli universitari, che hanno rilevanza internazionale, in un territorio che può contare sulla presenza di un ecosistema di imprese all’avanguardia».
Il progetto del Veneto
Anche il Veneto resta in partita e la Regione, attraverso il braccio operativo costituito dalla finanziaria Veneto Sviluppo, sta proseguendo il lavoro: «Dopo le proposte iniziali, di cui una a nostro parere particolarmente appetibile, ci sono state richieste informazioni supplementari – spiega Gianmarco Russo, direttore generale – e questo per noi significa che non sono ancora state fatte altre scelte. Il lavoro attualmente consiste nel dettagliare ulteriormente le proposte, dallo stato del sito, sottoservizi inclusi, ai tempi di una procedura urbanistica di autorizzazione. Siamo a un livello di definizione sempre più preciso». La sinergia in questo momento è fra Regione, finanziaria e Confindustria Veneto, che ribadisce l’interesse ad attrarre Intel mettendo in campo «un territorio, le competenze delle nostre università e le infrastrutture esistenti, inclusi porti ed aeroporti» sottolinea Enrico Carraro presidente di Confindustria Veneto. «Da imprenditore – aggiunge – che ha seguito diverse fasi di internazionalizzazione, credo che il Veneto possa giocare bene le proprie carte rispondendo alle esigenze di una multinazionale».
Le candidature di Puglia e Sicilia
A Sud si è parlato della candidatura di Puglia e Sicilia. Nei giorni scorsi è circolata l’indiscrezione che l’investimento di Intel in Italia si potesse sdoppiare: a Catania arriverebbe l’assemblaggio mentre a Torino il Centro di ricerca. Fin qui c’è la presa di posizione del sindaco del capoluogo etneo Salvo Pogliese: «Investendo a Catania Intel potrà contare sulle agevolazioni, anche fiscali, delle Zes e sul fatto che siamo pronti come amministrazione – ha detto Pogliese – a cedere un vastissimo terreno attiguo a quello dove si sta realizzando un altro stabilimento dei semiconduttori. Senza dimenticare che al Comune abbiamo consolidato una prassi di semplificazione e rapidità delle procedure di rilascio delle autorizzazioni urbanistiche, che ha poche eguali in Italia e che con orgoglio rivendichiamo». In Puglia i rappresentanti istituzionali stanno “abbottonati” ma il rapporto tra la Regione e il Mise su questo progetto è stato avviato già da mesi. Le aree in corsa sono quelle di Bitonto, provincia di Bari, e Lecce, ma hanno avanzato la loro candidatura anche Foggia e Brindisi. «Dobbiamo far lavorare in silenzio la buona politica e le diplomazie – dichiara Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia – ed evidenziare ciò che rende attrattiva la Puglia. La regione ha dalla sua il fatto di essere ancora nell’Obiettivo 1 e questo significa che la partecipazione dello Stato ai costi delle imprese è più alta rispetto ad altre aree, ha un’agenzia che si chiama Puglia Sviluppo che offre incentivi pubblici a sportello , dispone infine di un Politecnico all’avanguardia nella formazione di capitale umano».
Fonte: Il Sole 24 Ore