La fuga da X sarà il solito fuoco di paglia?
“Fuga” di utenti da X, per motivi politici; boicottaggio “di massa” per dichiarare dissenso verso le scelte del proprietario. Quante volte abbiamo letto questa “notizia” in merito a una grande piattaforma? Facciamo subito lo spoiler: tante volte. Cinque quelle che vengono in mente, per gli ultimi anni. E poi che è successo? Sono fuggiti in massa davvero, gli utenti? Altro spoiler: no. Gli incumbent – Meta, Whatsapp, Youtube… – nonostante le polemiche sono rimasti tali. Hanno continuato a crescere. E a macinare miliardi: vedi l’ultima, brillante, trimestrale di Meta.
Ciò non significa che sia sempre nihil sub sole novum o che tutto cambi perché nulla cambi: le piattaforme social, questo è vero, negli ultimi anni sono mutate in varie forme e il mercato si è aperto a concorrenti o a nuovi utilizzi.
X
Vediamo l’ultimo caso: X. Intanto come fuga è piuttosto lenta, dato che è cominciata due anni fa. Dopo l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk nel 2022, la piattaforma ha visto un’escalation di polemiche, inclusi cambiamenti controversi nella moderazione dei contenuti e la gestione della disinformazione. Già allora alcuni utenti sono andati a cercare alternative come Bluesky e Threads di Meta. Bluesky, fondato da Jack Dorsey, già creatore di Twitter, si avvicina ai 20 milioni di utenti, circa il doppio rispetto a settembre. Threads, che può fare leva sugli utenti Instagram e la potenza di Meta, ne ha guadagnati 15 milioni solo a novembre. Molte le celebrità che hanno lasciato X o almeno hanno detto che non lo useranno più. Il banco di prova, in questi casi, si misura nel lungo periodo. Le celebrità torneranno quando non sarà più di moda dichiarare l’abbandono. Certo non possono lasciarla i politici e i comunicatori; soprattutto non possono adesso, che è diventata il cuore pulsante della comunicazione del prossimo presidente degli Stati Uniti. Gli investitori pubblicitari possono essere una cartina tornasole: molti di loro stanno cominciando a valutare un ritorno un X, dopo averla abbandonata, ora che Elon Musk e la Casa Bianca sono due entità difficilmente separabili. Le grandi aziende sono sempre interessate a restare nelle grazie di Washington, da cui possono arrivare contratti pubblici o regole rilevanti per loro.
Facebook e lo scandalo Cambridge Analytica
Si vedrà. Il passato però certo parla chiaro. A partire dal primo scandolo che ha fatto spartiacque nella storia digitale. Cambridge Analytica. Nel 2018, Facebook è stato coinvolto in un grosso problema di privacy, quando è emerso che la società Cambridge Analytica aveva raccolto dati personali di oltre 87 milioni di utenti senza il loro consenso. Questi dati sono stati utilizzati per influenzare le elezioni presidenziali statunitensi del 2016 e il referendum sulla Brexit. La rivelazione ha portato a una significativa perdita di fiducia da parte degli utenti, dicono i dati. Alcuni di loro si sono tolti dalla piattaforma. Senza spostare però nessun ago della bilancia, né di audience né economico.
WhatsApp e le modifiche alle politiche sulla privacy
Qualche anno dopo, di nuovo una società di Meta nelle polemiche. Nel gennaio 2021, WhatsApp ha annunciato modifiche alle sue politiche sulla privacy che avrebbero consentito una maggiore condivisione dei dati con Facebook. Questa mossa ha suscitato preoccupazioni tra gli utenti riguardo alla privacy e alla sicurezza dei dati, portando a un aumento delle iscrizioni a piattaforme concorrenti come Signal e Telegram. Signal è restata una piattaforma di nicchia, per utenti molto attenti alla privacy. Telegram è apprezzato soprattutto da altri utenti per altri motivi, come è emerso di recente con l’arresto del fondatore https://www.ilsole24ore.com/art/come-e-cambiato-telegram-l-arresto-durov-AFNBHpsD.
Fonte: Il Sole 24 Ore