La Global minimum tax europea nel mirino del nuovo ordine Usa

La Global minimum tax europea nel mirino del nuovo ordine Usa

Il Memorandum per il Segretario del Tesoro firmato lunedì scorso da Donald Trump, nel giorno del suo ingresso alla casa Bianca, ha dato il colpo di grazia al tentativo di strutturare un ordine fiscale internazionale.

I lenti progressi della Global minimum tax per le multinazionali (Pillar 2), già minati dalla “rivolta” dei paesi emergenti – che nell’ottobre del 2024 invece di implementare il modello Ocse, come atteso, avevano lanciato un’ipotesi alternativa affidata all’Onu – e il cantiere sulla fiscalità dell’economia digitale (Pillar 1) sono stati affossati dal neo presidente nel messaggio al governo e alle agenzie amministrative nazionali. Trump scrive testualmente che il Global tax deal – neologismo che inquadra benissimo il bersaglio – «non ha forza o effetto negli Stati Uniti» perché proprio a causa «del Global tax deal e di altre pratiche fiscali estere discriminatorie, le società americane possono incorrere in regimi fiscali internazionali di ritorsione se gli Stati Uniti non rispettano gli obiettivi di politica fiscale estera». Premessa per lo statement di avvio del 47° presidente degli Usa: «Questo memorandum riconquista la sovranità e la competitività economica della nostra nazione chiarendo che il Global tax deal non ha forza o effetto negli Stati Uniti».

Il Pillar 2 (Global minimum tax)

In realtà, la posizione di Trump sulla tassa minima globale del 15% per le multinazionali è in perfetta continuità rispetto a quella dell’amministrazione Biden. La differenza però è che mentre finora l’atteggiamento degli Usa sul tema era attendista – di fatto non approvando il Congresso la convenzione necessaria al funzionamento del “secondo pilastro” – dal 20 gennaio la valutazione della Gmt si è trasformata in misura che «limita anche la capacità della nostra nazione di attuare politiche fiscali che servano gli interessi delle imprese e dei lavoratori americani». E quindi «il Segretario del Tesoro e il Rappresentante permanente degli Stati Uniti presso l’Ocse notificheranno all’Ocse che qualsiasi impegno assunto dalla precedente amministrazione per conto degli Stati Uniti in relazione al Global Tax Deal non ha forza o effetto all’interno degli Stati Uniti in assenza di un atto del Congresso che adotti le pertinenti disposizioni del Global Tax Deal», approvazione parlamentare che sicuramente non arriverà nei prossimi quattro anni.

L’Europa «early adopter»

In questo contesto l’Europa ha già iniziato ad applicare la Global minimum tax grazie alla Direttiva di recepimento anticipato – di fatto quindi superando anche il meccanismo dell’adesione volontaria bilaterale – costringendo le multinazionali operanti in ambito Ue (più Svizzera e Regno Unito, associatesi liberamente al gruppo) a implementare modelli di ripartizione e di calcolo della tassazione.

I problemi destinati presto a insorgere riguarderanno l’esazione delle imposte collegate alla Gmt, per il semplice motivo che l’amministrazione americana considererà prive di titolo tutte le tasse trattenute sul reddito delle corporation.

Fonte: Il Sole 24 Ore