La lettera di Garrone: una scelta di responsabilità per dare un segnale forte e di unità
Gentili colleghe, cari colleghi,
quando ho pensato alla mia candidatura, a seguito di sollecitazioni di molti, avevo chiari i fini che ci e mi muovevano. Una Presidenza al servizio della Confindustria e non una Confindustria al servizio del Presidente, obiettivo che nasceva dalla volontà di ritornare ai fondamentali del nostro sistema di rappresentanza ed ai suoi valori, a quello spirito che ci ha spinti e impegnati per molti anni, rappresentando interessi per la crescita della competitività del sistema industriale italiano. Questo con equilibrio e determinazione, evitando di stimolare conflitti interni che, in queste settimane, mesi e anni, hanno fatto purtroppo emergere aspetti deplorevoli del nostro sistema.
Ho immaginato e pensato una Confindustria in cui il Presidente non si debba mai candidare nel corso del suo mandato a ruoli politici esterni, una Confindustria che non accetti scambi con la politica, una Presidenza forte con una squadra autorevole e inclusiva e che rispetti le volontà e le delibere del Consiglio di Presidenza e del Consiglio Generale. Una Confindustria che sappia conquistare ogni giorno il suo ruolo, che sappia sempre essere avanguardia culturale, sia all’interno del nostro mondo associativo che all’esterno, che sappia costruire le precondizioni, per autorevolezza e rispetto, verso la politica e gli altri corpi intermedi, e verso l’opinione pubblica, ritornando allo spirito dei nostri fondatori e dello Statuto Pirelli. Una Confindustria che sappia dare un senso e una ragione alle regole e agli statuti che definiremo e riformeremo, per essere coerenti ed esemplari, per essere i protagonisti di una stagione di riforme, partecipando in modo propositivo ed efficace al dibattito sul futuro economico, sociale, ambientale e culturale del nostro Paese.
Quella della rappresentanza è un’attività complessa che non si inventa in un giorno e non si fa con approssimazione o, peggio ancora, con ipocrisia e arroganza che occorre invece combattere. Ho immaginato un Presidente che rispetti l’autonomia del Sole 24 Ore e recuperi la sovranità di Confindustria nella Luiss, avendo chiari i fini per i quali la Confindustria ritiene strategico avere una propria università: formare giovani talenti che abbiano competenza di questioni economiche, giuridiche, politiche e sociali, e che siano consci dell’importanza, in particolare per un Paese come il nostro, del valore delle imprese e della cultura d’impresa. Ho immaginato che tutto ciò dovesse avvenire con una squadra forte ed indipendente e una struttura di grande qualità e competenza che possano affiancare, e aiutare nei rispettivi ruoli, la Presidenza per le scelte complesse che abbiamo davanti a noi e che sappia riprendere a pensare in grande, ambiziosa nei fini. A partire da alcuni temi, come economia, democrazia, libertà, Europa, con un ritorno ai suoi fondamentali che sono pace, protezione e prosperità, riattivazione dell’ascensore sociale nel Paese, attraverso un grande impegno di formazione e inclusione dei nostri giovani, avendo chiaro in mente come, oggi più che mai, l’indipendenza tecnologica, industriale ed energetica sia la precondizione dell’indipendenza politica ed economica dell’Italia e dell’Europa.
Questo nel rispetto di tutti noi, perché non esiste la gara a chi tra noi è “più manifatturiero” di altri. Perché non dobbiamo costruire caste, ma ceti responsabili che abbiano pari dignità, donne e uomini pari tra pari, dove ogni nostro associato abbia la stessa importanza degli altri, ogni nostra impresa possa avere diritto di rappresentanza, in un mondo associativo, il nostro, che rappresenta l’industria manifatturiera, ma anche l’industria del turismo, dei servizi, della logistica, solo per citarne alcuni, ossia tutte le sue anime e le sue realtà in ogni nostro territorio e categoria. Per farlo occorre essere coerenti ed esemplari, tra il dire e il fare, la mia storia imprenditoriale e associativa, i valori che ho appreso da mio padre, da uomo di azienda, e sin dalla mia frequentazione dei Giovani Imprenditori di Confindustria, esperienza per me fondamentale per acquisire gli strumenti e le competenze per la rappresentanza, mi impongono di anteporre i fini per una Confindustria forte e all’avanguardia, alla mia persona e alle mie ambizioni.
Per avere una Confindustria forte, occorre innanzitutto mettere un candidato nelle condizioni di potersi scegliere la propria squadra e la propria struttura liberamente, senza alcun condizionamento e negoziazione che lo renderebbe debole e ne sancirebbe il fallimento sin dall’inizio. Questa condizione a mio avviso, nella coerenza del fine che mi ha mosso sin d’ora, è possibile in un solo modo. E’ infatti evidente che in Confindustria si sono determinate forti fratture e forti tensioni. Non serve all’Associazione che un candidato possa vincere per qualche voto, magari frutto di “impegni o scambi” eccessivi e per me intollerabili e inaccettabili. Solo sostenendo un unico candidato e mettendolo nella condizione ideale per forza e autonomia, si può garantire la miglior governabilità alla nostra Confindustria.
Fonte: Il Sole 24 Ore